Guai a voi ricchi di e con Giovanni Scifoni è un'orazione laica. L'attore si presenta davanti al pubblico e con occhi alti inizia un piccolo rito: quello della narrazione teatrale. Costretto ad affidarsi alla potenza della parola, Scifoni vuota il sacco dei suoi ricordi, dei ninnoli della sua coscienza, barattando la propria iconografia; egli si offre proprio come un orante in cambio di una storia da far vedere a tutti.
La storia è l'insieme delle contraddizioni che compongono l'universo dei «sinistrati» cattocomunisti: della loro confusa, odierna mutazione antropologica, della dimensione edonistica e consumista, dell'etica soggettiva, dell'egemonia individualista e libertina che non accetta di amare i propri persecutori e si incaglia al precetto: «ama il tuo nemico». Come si concilia tutto questo con l'essere di sinistra? Una riflessione privata quella di Scifoni che diventa pubblica: sull'anima dell'impegno dei cattolici in politica, sui temi valoriali, sull'etica che dagli anni Settanta sembra segnare agli occhi del cattocomunista Scifoni Giovanni, lo spartiacque fra Destra e Sinistra.
Edmondo Berselli scriveva che i «sinistrati» sono costantemente abbattuti, pervasi dalla nostalgia di una rivoluzione impossibile e tutto questo nello spettacolo Guai a voi ricchi si percepisce. La speranza, l'attore Scifoni la intravede nella fede e il suo è uno spettacolo sentito; si accalora nel ricordo di Padre Romero, ucciso da un sicario mentre stava celebrando Messa, il 24 marzo del 1980 in Salvador; al racconto di altri sacerdoti, anch'essi uccisi da raffiche di pallottole per essersi opposti al narcotraffico in Sud America, alla camorra, allo sfruttamento, alla condotta di certi governi omertosi, collusi o compiacenti, l'espressione del volto del «narrattore» si trasforma.
Il sorriso dell'interprete ci piace e non manca mai di accompagnarci. Ricorda la genuina solarità di Don Camillo interpretato da Fernandel, unito al beffardo ghigno di Nanni Moretti ne La messa è finita.
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