Ma quant'era prolifico Stanley Kubrick? Sempre più di quanto non t'aspetti: adesso è la volta d'un suo progetto, Lunatic at Large («Pazzo in generale»), che il regista avrebbe dovuto realizzare nel 1950. E che torna alla ribalta, con la sua settantina di pagine sceneggiate, per il tramite di Philip Hobbs, ex-marito della figlia adottiva di Kubrick, Katharina Kubrick. Tale scoperta, effettuata nel 2006, parecchio tempo dopo la morte del geniale cineasta, defunto nel 1999, sta mettendo in subbuglio il mondo del cinema, sempre in cerca di spunti croccanti. E si sa che qualunque dettaglio riguardi Kubrick, fa subito notizia: è il «Kubrick Touch», il tocco magico che, molti anni prima, aveva Lubitsch, altro superbo regista. Ed è stata subito guerra sui diritti di sceneggiatura, scritta a quattro mani da Kubrick con il suo abituale collaboratore Jim Thompson, noto autore di romanzi noir e sceneggiatore di Rapina a mano armata (1956) e Orizzonti di gloria (1957). Per adesso, i produttori Bruce Hendricks e Galen Walker hanno messo le mani sul copyright di Lunatic at Large, prevedendo di resuscitare il film per il grande schermo. Prima o poi, le sale riapriranno e una bomba sarebbe gradita assai. Perciò, set aperto già in autunno, poi si vedrà. «Siamo impazienti di fare un film in sintonia con lo stile e la visione di Stanley Kubrick», dichiara Galen Walker allo Hollywood Reporter.
Se ricordiamo bene, se n'era già parlato nel 2006, quando il New York Times rivelò qualche particolare dell'erigendo film, abortito mentre Kubrick era in vita. Come sempre, quando si tratta di Kubrick, il mistero aleggia su tutto, ma una cosa è certa: i protagonisti della storia nera sono scappati da un ospedale psichiatrico. La scena chiave mostra un luna park, di notte, dove si aggira Joyce (!), perso nella nebbia. Egli incontra un gruppetto di balordi a lui noto: l'Uomo-Alligatore, la Donna dalla testa di Mulo, una nana metà donna e metà scimmia e infine un imbecille. Più mostri di così... C'è da leccarsi i baffi, insomma e in effetti, prima dello scoppio della pandemia, Terry Gilliam si era offerto di girare il pulp. Però il Covid-19, più potente di ogni buona intenzione, ha stoppato l'idea, mentre Sam Rockwell e Scarlett Johansson si candidavano per il cast.
«Quando Stanley è morto, ha lasciato dietro di sé una marea di carte. Stavamo ravanando in quel ben di Dio d'archivio, quando ci siamo imbattuti in Lunatic at Large. Ricordo che Stanley, a volte, citava Lunatic, dicendo che era una grande idea», dice mister Hobbs. Da parte sua, la vedova Kubrick, Christiane, commenta: «Mio marito aveva una ridda di idee per la testa. C'erano sempre storie da realizzare, in giro, cose che dovevano partire, o aspettare. Era come trovarsi sotto a una cascata». Tuttavia, Kubrick dovette dare la precedenza a Spartacus, che cambiò la vita dell'artista, dandogli risonanza mondiale. Poi fu la volta di Lolita, girato in Inghilterra, dove i costi di produzione erano più bassi.
Tornando a Lunatic at Large, facile immaginare un grande puzzle, dove c'è da capire chi sia il vero matto, fuggito dal manicomio: in giro, di pazzi ce ne sono tanti. Stando a un romanzo pulp di Thompson, il co-sceneggiatore di Kubrick, inizialmente ci sono Johnny Sheppard, ex-impiegato in un lunapark con seri problemi mentali e Joyce, perdigiorno attraente che gira di bar in bar, come nei quadri di Hopper.
Ovviamente, il regista di Odissea nello spazio avrebbe girato in bianco e nero, prima di perdersi in vari altri grandi progetti, dallo spettacolare biopic su Napoleone (presto incarnato da Joaquin Phoenix, diretto da Ridley Scott), a un film sull'Olocausto, intitolato Aryan Papers, progetto sviluppato negli anni Novanta e messo da parte a causa di Schindler's List di Steven Spielberg, sgradito a Kubrick; passando per Shadows on the Sun, film di fantascienza su un virus extraterrestre letale. Quando si dice essere sempre un passo avanti, e Kubrick lo era di mille.
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