Mahmood e Blanco, la coppia dei record che si prepara all'"Operazione Eurovision"

Dopo i Maneskin si spera nel bis. Per una nuova ondata di pop italiano nel mondo

Mahmood e Blanco, la coppia dei record che si prepara all'"Operazione Eurovision"

Dopotutto il loro festival da adesso in avanti cambia solo palco. Più grosso, più continentale ma pur sempre italiano. Quando sono arrivati al Casino di Sanremo sabato notte dopo la vittoria, Mahmood e Blanco hanno subito risposto di sì alla domanda di rito: rappresenterete l'Italia all'Eurovision Song Contest di Torino dal 10 al 14 maggio? «Ma non ci abbiamo ancora pensato» dicono loro che obbiettivamente sono ubriachi di successo, di complimenti e di prospettive. La loro Brividi è al posto numero 9 della Top 10 Global di Spotify, oltre a essere naturalmente prima in quella italiana. Sui social è un'invasione con i loro hashtag. E, come riporta l'AdnKronos, persino sua altezza Gino Paoli si è complimentato per la loro (coraggiosa) cover de Il cielo in una stanza: «Una cosa molto carina, portandola naturalmente nel loro mondo, posso dire che mi è piaciuta».

In poche parole, per Mahmoud Alessandro detto Mahmood, milanese classe 1992, e Riccardo Fabbriconi in arte Blanco, bresciano classe 2003, potrebbe anche essere abbastanza. E invece è appena l'inizio. Ora che hanno vinto la prima tappa devono arrivare alla fine del tour di rilancio della musica italiana. Proprio così. Sanremo non basta.

Il Festival si è ringiovanito a velocità supersonica e il pop di casa nostra ha aperto le porte per uscire all'estero dopo il fenomeno Maneskin . Per rendere l'idea, quando nel 2023 torneranno i grandi festival dal vivo, il marchio Maneskin sarà molto «alto» sui cartelloni di tutto il mondo di fianco a quelli di superstar conclamate come Coldplay o Ed Sheeran.

Ma poi?

Ora si è aperto un sensibile spiraglio sul mercato mondiale alla voce «Italia» e bisogna far iniziare una «tendenza», oppure chiamatela «fase» o «ondata». Gli obiettivi sono due.

Il primo è di provare a uscire definitivamente dal cliché del bel canto che, dal melodramma in avanti, è parte favolosa e integrante della nostra tradizione ma ora può essere affiancato da altre cifre stilistiche che giocano alla pari con le produzioni estere. E dall'altra c'è la voglia di allargare il nostro mercato provando a essere sempre meno una minuscola provincia dell'impero discografico mondiale.

Perciò la «Missione Eurovision» di Mahmood e Blanco è decisiva. Il loro brano è quello giusto, capace di parlare la lingua del mondo molto più di quello di Gianni Morandi e persino di quello di Elisa (per citare i tre finalisti). Mahmood è già arrivato secondo all'Eurovision di Tel Aviv con Soldi, che fu vicina a diventare una hit mondiale. E Blanco ha qualcosa che ce l'hai oppure no, il carisma sul palco. Fuori dal palco può sembrare un ragazzo come tanti. Ma appena entra sotto i riflettori, si trasforma, diventa carismatico e imprevedibile. Oltretutto, con la canzone sull'amore universale, la coppia ha tutte le coordinate per rappresentare un ideale di fluidità che va ben oltre la musica. Per capirci, sono perfetti per la missione impossibile. E hanno le idee chiare. «Tradurrete il vostro testo in inglese?», hanno chiesto loro. «Neanche per sogno», dice Blanco: «Noi vogliamo portare la musica italiana all'estero con tutte le nostre caratteristiche, compresa la lingua». Capito il tipo? È finita l'epoca dei cantanti che «accettavano» di tradurre in altre lingue le proprie canzoni in modo da poter essere ascoltati anche in mercati stranieri.

Adesso scordatevelo, noi ci teniamo l'italiano e vediamo come va a finire. Senza volerlo, il Festival ha avuto il finale perfetto. E ora la coppia dei record può vincere un'altra partita: quella di aprire definitivamente un'era italiana nel pop mondiale.

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