Marco Valerio Montesano: "Non volevo recitare poi a teatro papà..."

Un figlio d'arte giovanissimo, ma con le idee chiare e tanta voglia di fare e migliorarsi. Marco Valerio Montesano è l'ultimo dei sei figli di Enrico. Un amore, quello della recitazione, nato per caso sul palco del Teatro Sistina

Marco Valerio Montesano: "Non volevo recitare poi a teatro papà..."

Ultimo di sei figli, 22 anni, voce profonda e sorriso da conquistatore. Marco Valerio è un figlio d'arte, il papà infatti è l'attore brillante e mattatore Enrico Montesano. Marco Valerio si è diplomato in recitazione all'Accademia Silvio D'Amico di Roma e già alla sua giovane età vanta un curriculum ricco di esperienze teatrali, anche al fianco del padre. La folgorazione per la recitazione arriva all'improvviso, ma qualche avvisaglia compare a soli 11 anni dopo aver visto Marlon Brando ne “Il padrino”. “Riesco anche ad imitarlo benissimo e conosco diverse scene a memoria”, ci racconta l'attore.

Hai passato la tua infanzia tra casa e teatro, cosa ricordi di quegli anni?
“Ero molto curioso, spesso con mio fratello Michele Enrico andavo nel backstage del Sistina per la preparazione dello spettacolo e rimanevo pure quando calava il sipario e i tecnici smontavano la scena. Ogni volta si crea una atmosfera magica”.

Quando hai deciso di diventare un attore?
“In realtà non volevo fare l'attore. Poi è arrivata la commedia di papà 'C'è qualcosa in te' e in quel momento, a 17 anni, ho scoperto che mi piaceva stare sul palco. Perciò terminato il Liceo, mi sono iscritto all'Accademia”.

Che rapporto hai con tuo papà Enrico?
"Bello! E' stato il mio primo maestro di recitazione ed era inevitabile succedesse. Da lui ho preso sicuramente qualcosa, anche inconsapevolmente, guardandolo e osservandolo sempre. Lo studio molto anche ora. E' successo con l'ultimo tour del 'Conte Tacchia'. Mi piace molto come si muove sul palco ed è impressionante la sua capacità di reazione rapidissima. Ha la padronanza dei tempi e riesce a darti delle indicazioni, mentre recita, se qualcosa non sta andando bene..."

Il più bel complimento e la critica costruttiva che ti ha fatto tuo padre?
“Lui è molto misurato sia per le critiche che complimenti, ma c'è una frase che mi ha detto in occasione di un mio debutto importante: 'Molto bravo, sei passato da 0 a 1' (ride, ndr)”.

Hai realizzato un sogno nel cassetto recentemente?
“Sì con mio fratello Michele Enrico e Francesco Pietrella abbiamo scritto uno spettacolo teatrale che si intitola 'Sul divano'. Sul palco ci sono due ragazzi, un divano, il tempo che scorre e le bottiglie di birra vuote. E' una convivenza difficile, regolamentata da una Costituzione ideata al solo scopo di evitare qualsiasi mansione. Poi entra in gioco il vicino di casa con una bottiglia di birra in mano e... Ma non voglio spoilerare nient'altro! Debutteremo a Roma il 14-15-16 ottobre”.

Qual è il tuo prossimo obbiettivo?
“Far nascere una mia compagnia teatrale”.

Oltre al teatro c'è anche il cinema all'orizzonte?
“Sì un film, di cui per ora non posso dire nulla però. Ho sostenuto il provino a novembre scorso e per fortuna sono stato chiamato. Adesso siamo in fase di montaggio e dovrebbe uscire nei prossimi mesi. E' una storia incentrata su un uomo e una donna, il protagonista ha dei flashback e io sono lui da giovane. E' stata una esperienza molto bella e anche diversa rispetto al teatro. Il set cinematografico è un'esperienza totalizzante e si crea come una bolla, un mondo a parte con i silenzi e i ciak. Diverso è il teatro dove si ha un rapporto stretto e di scambio con il pubblico in sala. Sono due dimensioni affascinanti e non vorrei mai scegliere tra uno o l'altra. Se potessi farei sia cinema che teatro”.

C'è un ruolo estremo che vorresti interpretare?
“Un serial killer (ride, ndr) al cinema a teatro invece amo molto i classici quindi direi anche 'Romeo e Giulietta'.

In realtà faccio quello che serve, mi piacciono sia ruoli comici, tanto quelli drammatici”.

E' difficile essere figli d'arte?
“Non ho alcun problema, vado per la mia strada cercando di dare il massimo e migliorarmi sempre”.

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