"Men in Black: International", quando il brand di successo non basta

Il capitolo più prevedibile e dimenticabile della saga. Lo script è debole e l'umorismo piuttosto puerile, ma almeno Chris Hemsworth funziona come commediante e uomo oggetto.

"Men in Black: International", quando il brand di successo non basta

"Men in Black: International" con i suoi 140 milioni di dollari di budget è una delle tante recenti scommesse che Hollywood si gioca sulla riesumazione di brand di successo. A questo giro però qualcosa è andato storto: siamo di fronte solo a un'affrettata variazione sul tema del "Men in Black" delle origini.

Sono passati quasi ventidue anni dall’uscita del primo film del franchise e questo quarto capitolo costituisce un po' una ripartenza, un po’ uno spin-off, introducendo due nuovi protagonisti coi volti di Tessa Thompson e Chris Hemsworth, (attori che hanno già lavorato insieme in "Thor: Ragnarok").

Classico blockbuster estivo, rivolto soprattutto ai più giovani, "Men in Black: International" vorrebbe riciclare le caratteristiche fondamentali dei precedenti capitoli ma si limita a rimettere in scena i completi neri, gli occhiali da sole e le armi argentate, mancando quindi di ottenere il medesimo risultato. Da brillante e scanzonato, infatti, l'umorismo è ora banale e puerile, l'esuberanza di Will Smith si è convertita nel machismo volutamente goffo di Chris Hemsworth e al posto dell'impassibilità scontrosa di Tommy Lee Jones c'è ora il solito inflazionato personaggio post #MeToo.

La storia ha inizio nel 1996 a Brooklyn, quando la piccola Molly Wright (Tessa Thompson) ha il suo primo incontro ravvicinato del terzo tipo dopo il quale matura l'ambizione di scoprire i misteri dell'universo. Una volta cresciuta, riesce a far parte della segretissima agenzia dei Men in Black, ricoprendo il ruolo di Agente M, in coppia con il veterano e sbruffone Agente H (Chris Hemsworth). I due scopriranno che nell’organizzazione si nasconde una talpa e dovranno anche affrontare una nuova, pericolosissima minaccia aliena. Tra Parigi e Marrakech la rivalità fraterna tra recluta e agente esperto diventerà complicità, in tempo per tentare di salvare il mondo.

Si sorride di com'è sessualizzato l'impacciato e spaccone personaggio con cui Chris Hemsworth, va detto, si conferma dotato di vero talento per la commedia. Anche Emma Thompson, new entry di prestigio, diverte nei panni di algido Agente O, mentre Liam Neeson arranca in quelli dell'agente T, suo parigrado britannico.

In linea generale "Men in Black: International" mantiene, come i film precedenti, un approccio ironico nei confronti di questioni come il destino dell'umanità, ma lo fa snocciolando battutine usa e getta, alternando alieni mostruosi a creaturine "pucciose" e sfoderando con scarsa verve una serie di piccoli colpi di

scena che conducono a un finale affrettato.

E' un film consigliato ai fan meno puristi e intransigenti della saga e a chi, in queste calde giornate, cerchi un po' di frescura e disimpegno fantasy all'ombra del grande schermo.

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