Quando negli Anni Sessanta la coppia svedese composta da Maj Sjöwall e Per Wahlöö si trovò, prima a leggere e poi a tradurre, le storie del ciclo dell'87° Distretto di Ed McBain di certo non si aspettava di trovarsi di lì a poco a costruire una vera e propria saga noir che potesse indagare la situazione sociopolitica della Svezia dei romanzi polizieschi di cui divenne protagonista il commissario Martin Beck. Il ciclo Novel of a Crime è diventato seminale per le produzioni nordiche e un punto di riferimento con il quale si sono misurati i narratori scandinavi prima della seconda rivoluzione noir nordica attuata da Stieg Larsson con la sua Millennium Trilogy. Degna erede di questo percorso narrativo in cui l'indagine sociale e il thriller vanno a braccetto è Camilla Grebe che ha pubblicato per Einaudi Stile Libero i romanzi La sconosciuta e Animali del buio ai quali va ad aggiungersi il recente Sotto la cenere (pagg. 504, euro 20) che ci ha permesso di incontrare la scrittrice svedese e fare con lei il punto sulla sua narrativa.
Come ha iniziato la sua carriera?
«Nel 2004 ho cominciato a scrivere con mia sorella Åsa. Siamo entrambe assolutamente ossessionate dalla letteratura poliziesca. Siamo cresciute in una casa piena di libri e abbiamo iniziato a leggere presto. I nostri genitori leggevano molta letteratura poliziesca svedese classica, come Sjöwall-Wahlöö, un fantastico team formato da marito e moglie, che negli anni '60 scrisse una serie di dieci romanzi polizieschi dedicata ai detective della Squadra Speciale Omicidi di Stoccolma. Io e mia sorella abbiamo iniziato a leggere storie crime presto e così siamo entrate facilmente nel mondo del thriller e non ci siamo più fermate. Nel 2004 ho avuto l'idea di iniziare a scrivere un thriller con una terapista donna come protagonista. Ho spedito il primo capitolo a mia sorella e ho detto: Scriviamo un libro. Ecco il primo capitolo - ora scrivi il prossimo!».
Cosa ricorda del suo lavoro per StorySide? Quanto le è piaciuto lavorare nel mondo degli audiolibri?
«Per quanto mi piacesse essere nell'editoria, ho sempre voluto fare qualcosa di più creativo. Prima di co-fondare StorySide, ho frequentato una scuola d'arte per un anno, ma ho subito capito che non sarei mai stata in grado di mantenermi come artista. Inoltre, a quel punto della mia vita ero una mamma single e avevo davvero bisogno di uno stipendio decente. Durante il mio periodo con StorySide ho letto molti manoscritti e ho incontrato autori. Ho deciso così di scrivere un libro da sola, anche se non pensavo che sarebbe stato pubblicato. Dopotutto, essendo nel settore, sapevo quanto fosse difficile. Dopo aver convinto mia sorella a scrivere con me, è iniziata l'avventura. Inizialmente, era qualcosa che facevamo per divertimento. Abbiamo amato moltissimo il nostro giochino, ma non abbiamo mai pensato alla possibilità che venisse effettivamente pubblicato. Ma abbastanza velocemente, il nostro hobby si è tramutato in una vera e propria carriera. Il nostro primo libro è stato pubblicato nel 2009 e ora, dodici anni dopo, ho scritto ben tredici romanzi».
Pensa che il thriller nordico abbia una formula narrativa originale?
«Credo che i thriller scandinavi abbiano spesso un'atmosfera cupa e lunatica. Inoltre, le storie trattano spesso questioni sociali e politiche, ed è forse un'eredità dei rivoluzionari autori svedesi Sjöwall-Wahlöö».
Proprio Maj Sjöwall ha detto: «Nel mio Paese ci sono più poliziotti letterari che crimini reali». Perché pensa che la letteratura di suspense sia così popolare in Svezia?
«È un'ottima citazione ma di un tempo diverso da oggi. In questi giorni, direi che è vero il contrario: ci sono più crimini che poliziotti letterari in Svezia. Detto questo, i romanzi gialli sono molto popolari in Svezia. Penso che noi - gli esseri umani in generale, non solo gli svedesi - abbiamo bisogno di confrontare le nostre paure in un ambiente sicuro. E cosa c'è di più sicuro che leggere di un omicidio stando comodi sul proprio divano?».
Può descriverci la zona di Stuvskär e Marholmen?
«Sebbene siano luoghi di fantasia, Stuvskär e Marholmen sono tipici villaggi di pescatori, dove le vecchie case sono state trasformate in residenze estive per i ricchi abitanti di Stoccolma. Questi villaggi tendono ad essere più o meno deserti in inverno ma sono affollati in estate. La vicinanza al mare e alla natura li rendono perfette mete estive».
Nel suo ultimo romanzo le vicende sono raccontate a più voci, perché?
«Ho percepito che questa storia - che riguarda non solo il crimine, ma anche la genitorialità e la nostra ossessione per i social media - sarebbe stata molto più ricca se avessi usato più di un punto di vista».
Può descriverci i suoi protagonisti?
«Partiamo da Manfred Olsson: è un detective della polizia svedese. All'inizio del libro, sua figlia di due anni Nadia ha un incidente e rimane gravemente ferita: è un momento che verrà a definire il carattere di Manfred, e influenzerà anche le indagini sull'omicidio in cui sarà presto coinvolto».
Poi c'è un giovane...
«Si tratta di Samuel Stenberg, ha 18 anni e vive con la madre single, laboriosa e profondamente religiosa, Pernilla. Samuel è un bravo ragazzo in fondo, ma una combinazione di sfortuna, ingenuità e pigrizia lo ha portato a incrociare un percorso criminale. Così alla fine sua madre ne ha avuto abbastanza di lui e lo ha buttato fuori. Quando Samuel si troverà coinvolto in un enorme affare di droga che andrà storto, sarà costretto a scappare. Finirà a Stuvskär, il posto più sicuro della terra. O almeno questo è quello che pensa lui. Naturalmente, le sue ipotesi non potrebbero essere più sbagliate».
Come seleziona i crimini che descrive?
«Mi piace ingrandire un soggetto e poi indagarlo nel dettaglio. Animali nel buio parlava molto della xenofobia mentre Sotto la cenere tratta la nostra ossessione per i social media. Ogni volta cerco di trovare crimini, narrazioni e personaggi che corrispondano al tema principale del libro. E come per la maggior parte delle storie crime, di solito si inizia sempre con un misterioso omicidio».
Lei ha vinto ben due Glass Key Award, perché
pensa che le sue storie siano così popolari?«Penso che derivi dalla combinazione di suspense, buoni personaggi con cui puoi relazionarti e, infine, dall'attenzione che ho sempre alle questioni sociali di attualità».
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