Michael Jackson, la figlia teme ripercussioni dal documentario

La figlia di Michael Jackson teme che, dopo la messa in onda del documentario "Leaving Neverland", la sua carriera potrebbe subire uno stop

Michael Jackson, la figlia teme ripercussioni dal documentario

Michael Jackson al centro della bufera alla vigilia della messa in onda di "Leaving Neverland”, documentario in cui Wade Robson e James Safechuck sostengono che il cantante li abbia abusati sessualmente da ragazzini, presto trasmesso nel Regno Unito da Channel 4.

Il Daily Mail riporta - secondo una fonte anonima - come la figlia della popstar, Paris Jackson, sia preoccupata per la sua carriera. Stando alle dichiarazioni, la figlia d'arte - oggi attrice - avrebbe espresso timore che il documentario possa rovinare la sua carriera, poiché i produttori potrebbero essere restii a chiamarla nei loro cast date le accuse rivolte al padre, scomparso nel 2009.

Paris ha oggi 20 anni e ha recitato in una serie tv - "Star", in cui era l'esperta di social media Rachel Wallace - e in due film, "Gringo" del 2018 e "The Space Between" che uscirà al cinema quest'anno. Secondo la giovane, i cineasti e le produzioni televisive potrebbero aver paura della tempesta mediatica che una sua eventuale presenza in un cast potrebbe scatenare tra gli spettatori.

Robson e Safechuck intentarono delle cause legali nel 2013, affermando di aver ammesso solo allora di essere stati vittime di abusi sessuali da parte del re del pop. Il tribunale si è pronunciato a favore di Jacko - in maniera naturalmente postuma - ma i due uomini sono ricorsi in appello. E oggi sono in "Leaving Neverland", un lungometraggio presentato a gennaio al Sundance Film Festival, accolto da un'ovazione.

I famigliari di Michael Jackson ritengono che la star sia vittima di un linciaggio pubblico, tanto più che al momento non può neppure difendersi.

La popstar fu sottoposta a un'indagine approfondita - che incluse un ormai celeberrimo raid a sorpresa nella sua casa, il Neverland Ranch - ma fu assolto nel 2005 per analoghe accuse. All'epoca Robson fu un testimone e affermò di non essere mai stato molestato, pur avendo dormito molto spesso nella stanza di Jackson. Anche Safechuck rese delle affermazioni simili.

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