Mentre la Regina Elisabetta II ha accettato la Meghexit, sono tante le congetture sul futuro dei Sussex che presto avranno una loro fondazione, proprio come i Clinton e gli Obama, e potranno dedicarsi a molteplici attività che, sotto l’aurea della beneficenza e della difesa dei diritti umani, si potrebbero rivelare potenzialmente molto redditizie. Meghan Markle potrebbe persino cimentarsi, come hanno fatto gli Obama, tra i suoi più cari amici negli Usa, nella produzione cinematografica, finanziando documentari e serie tv impegnati da vendere al miglior distributore per ricavare enormi guadagni anche in termini di ritorno di immagine.
Sicuramente Meghan in questi giorni, oltre a mantenersi in collegamento telefonico col marito Harry impegnato a Sandringham a trattare con la Regina le migliori condizioni per la loro fuoriuscita dalla Royal Family, avrà sentito Michelle Obama per farle i complimenti per la nomination agli Oscar ricevuta dal documentario "American Factory", da lei prodotto insieme al marito Barack tramite la loro casa di produzione, la Higher Ground Production. Che per l’ex Presidente degli Stati Uniti, dopo il premio Nobel per la pace, sia arrivato anche il momento di vincere un Oscar?
Sarebbe una grandissima vittoria per l’ex coppia presidenziale che da quando non è più alla Casa Bianca si sta spendendo moltissimo in iniziative di beneficenza e nella realizzazione di progetti sociali, soprattutto nelle scuole e in difesa dei diritti delle donne e della comunità lgbt, senza naturalmente dimenticare quella degli afroamericani. Senza tralasciare di parlare di grandi sfide economiche, come nel documentario "American Factory" distribuito da Netflix che, presentato al Sundance Film Festival e vincitore del Directing Award, è incentrato sull’incontro-scontro tra due culture, quella americana e quella cinese.
La storia raccontata dai registi Julia Reichert e Steven Bognar è quella di un miliardario cinese, Cao Dewang, che nel 2014 decise di aprire a Dayton, in Ohio, a Dayton, la fabbrica Fuyao di vetri per l’auto sulle ceneri di quello che era stato uno stabilimento General Motors, chiuso nel 2008. Furono duemila gli operai americani che rimasti disoccupati per colpa della recessione trovarono così un nuovo impiego, confrontandosi però con una organizzazione del lavoro, in termini di salario, sindacati, sicurezza e ore lavorative ben diversa da quella a cui erano abituati, senza contare lo spettro dell’automazione sempre paventato dal loro nuovo capo.
Su Instagram Michelle Obama ha espresso tutta la sua felicità "per il fatto che Julia Reicher, Steven Bognart e tutte le persone incredibili che hanno lavorato ad American Factory siano state nominate all’Oscar per il miglior documentario" perché, come spiega l’ex First Lady, "ciò che Julia e Steve raccontano nel film è a tratti doloroso e a tratti esilarante, ma sempre riflessivo e vero: esattamente quel tipo di storie che io e Barack volevamo far emergere con Higher Ground Productions".
Non resta che aspettare il prossimo 9 febbraio per scoprire se gli Obama si porteranno a casa la statuetta degli Oscar e il prossimo futuro per vedere se il loro esempio sarà seguito dai Sussex che hanno già promesso nel comunicato della
Meghexit di dedicarsi ad attività di beneficenza a sostegno di importanti cause civili. Chissà se la voce ‘documentari’ rientra nelle attività in cui vogliono spendere il brand "Sussex Royal" da loro registrato.Segui già la nuova pagina di gossip de ilGiornale.it?
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