Migranti, profughi, musulmani Al Lido è uno sbarco continuo

Migranti, profughi, musulmani. È uno sbarco continuo al Lido. Dopo il flusso fuori controllo di Ai Weiwei, due giorni fa, che ha agitato le acque della Mostra e i pareri dei critici, ieri si sono verificati altri due avvistamenti. Nel film (decisamente bello) di Stephen Frears Victoria&Abdul si è infiltrato un indiano, di religione musulmana, l'Abdul del titolo, il quale conquista la vecchia regina con la sua gentilezza, la sua saggezza, le sue pacifiche citazioni del Corano. Difficile vedere di questi tempi un musulmano così elegante, raffinato e illuminato (pur con moglie e suocera in burqa). Così perfetto da fare invidia. E infatti non è tollerato dalla corte della pur tollerante Inghilterra (di fine Ottocento, certo, ma il cinema sul passato parla sempre del presente, o no?). L'altro arrivo clandestino è avvenuto invece sulla spiaggia marsigliese del film (molto dolce e malinconico) La villa del regista Robert Guédiguian. Nella casa di famiglia sul mare si ritrovano tre fratelli per assistere il padre nei suoi ultimi giorni di vita. È il momento di fare il bilancio degli ideali e dello spirito comunitario (e fortemente comunista) che l'anziano genitore ha tramandato loro. Ma l'arrivo di un gruppetto di profughi è destinato a sconvolgere il momento di riflessione. Nessuna Gauche caviar qui, sia chiaro. Il regista è di vecchia e fedele scuola operaista-populista, una sinistra che risolve (o aggira?) il problema in chiave umanista, più che umanitaria, e solidarista.

Le persone più deboli e sfortunate vanno aiutate, punto. Anche aldilà della legge. Poi certo, aldilà della finzione cinematografica la tragedia rimane. E non basta nascondere i salvagente arenati sulla spiaggia per far finta che non sia successo nulla.

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