Da lunedì su Raiuno rimette i panni di Mimì Augello, il vice commissario di Montalbano, fascinoso «sciupafemmine», caro amico di Salvo, un po' lavativo, fuori dagli schemi, un passo indietro rispetto al suo capo, spesso in concorrenza con il super efficiente ispettore Fazio. Quel ruolo gli ha portato fortuna e successo: da oltre vent'anni ogni nuovo episodio è una grande festa oltre a battere tutti i record d'ascolto. Ma, questa volta, per Cesare Bocci, tornare in onda non è piacevole come negli anni passati. Perché la serie ha perso in poco tempo i suoi capisaldi: lo scrittore Andrea Camilleri, il regista Alberto Sironi, lo scenografo Luciano Ricceri.
Bocci, lunedì la rivedremo nel primo dei due nuovi episodi Salvo Amato, Livia mia, come vive questo ritorno?
«Ovviamente spero che la puntata abbia lo stesso successo delle precedenti. Però non nascondo la mia tristezza: abbiamo perso le colonne portanti della serie. Sono stati decenni meravigliosi, straordinari, ma penso che quest'anno Montalbano sia volato in cielo. È finita un'epoca. Pochi giorni fa ci ha lasciato anche Luciano: era lui che aveva scelto tutti i luoghi del set, che ce li ha fatti conoscere e amare».
Luca Zingaretti è dovuto subentrare come regista quando Sironi si è ammalato...
«È stato un grande professionista, del resto lui si è già sperimentato in regie teatrali. E ha rispettato il lavoro di Alberto».
Quale sarà il futuro del Commissario, si gireranno gli ultimi romanzi lasciati da Camilleri?
«Non spetta a me dirlo. Sarà molto difficile continuare, ma se si vuole farlo bisognerà trovare una nuova formula. Non so se si avrà la forza e la voglia, ma ovviamente se si farà, io non mi tirerò indietro».
Che rapporto aveva con Sironi?
«Per me era un papà e un fratello maggiore. Lui mi ha scelto: lo conosco dall'inizio delle riprese, dal '98, vent'anni di amicizia, di lavoro, di successi. È stato l'uomo del Nord che ha saputo descrivere la Sicilia meglio dei siciliani, riuscendo a coglierne odori e sapori, certo guidato da una penna come quella di Camilleri: le strade vuote, il dilatare dei tempi, hanno reso immortale la serie. Mai nessuno potrà girare Montalbano come lui».
E con Camilleri?
«Prima di essere il nostro sceneggiatore, era il grande scrittore, perciò io non ero molto rilassato con lui. Ma lui ci metteva a nostro agio. Un giorno eravamo a pranzo, la sera prima era andata in onda una puntata molto forte sul commercio di organi. Gli dissi: Buongiorno maestro, mi rispose: Tu ieri sera hai fatto piangere a mia e a mia moglie... Uno dei più grandi complimenti mai ricevuti».
Non le ha mai pesato, in tanti anni di Montalbano, essere alle prese con le vicende parallele o meno importanti?
«È il destino dei sottoposti, ma se non ci fossero i sottoposti le indagini non andrebbero avanti, servono tutti i ruoli in polizia. Con Montalbano Mimì conserva un rapporto di amicizia solidissimo che presuppone anche che si possa litigare...».
E non si è stancato di essere nell'immaginario collettivo il donnaiolo?
«È il personaggio, figuriamoci. Mia moglie ci ride sopra. Noi siamo felicemente uniti da 26 anni. Lei prima era molto gelosa, poi tra le altre cose che le ha portato via l'ictus post parto che le è capitato nel 2000, c'è stato anche questo sentimento. Non c'è stato più spazio o tempo per disperdere energie...»
Voi avete raccontato la vostra storia nel libro Pesce d'aprile, diventato anche opera teatrale: la malattia di Daniela, i segni rimasti sul corpo, la ripresa, le difficoltà a crescere la bambina...
«Certo, abbiamo voluto condividere la nostra esperienza, far sentire meno soli chi affronta le nostre stesse difficoltà. Mostrare che si può avere una bella vita nonostante tutto: Daniela non si è arresa, ha adattato il suo corpo, le cose che può fare sono ancora tante, tra cui una scuola di cucina. Anche io sono cambiato molto, per esempio sul set ero sempre stressato, dopo la guerra che abbiamo passato mi sono rilassato, figuriamoci se mi poteva fare ancora impressione una macchina da presa».
Lei non è solo Mimì, oltre ai moltissimi ruoli che ha interpretato, ora è anche presentatore-documentarista: in questi giorni è ad Assisi per girare una seconda puntata dei documentari Viaggio nella grande bellezza, una bella proposta di Canale 5...
«Sì, lo speciale sul Vaticano andato in onda a dicembre ha avuto un buon riscontro.
E Mediaset ha deciso di realizzare altre puntate di questo importante progetto. Poi su Canale 5 andrà in onda prossimamente anche la fiction Fratelli Caputo, una commedia incentrata su due fratellastri, io e Nino Frassica, molto divertente, da non perdere...»
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