Montefoschi e i nuovi indifferenti

Anche i ricchi piangono, lo sappiamo già. Per averne ulteriore conferma, basta seguire le vicende dei pariolini protagonisti dell'ultimo romanzo di Giorgio Montefoschi, Dell'anima non mi importa

Montefoschi e i nuovi indifferenti

Anche i ricchi piangono, lo sappiamo già. Per averne ulteriore conferma, basta seguire le vicende dei pariolini protagonisti dell'ultimo romanzo di Giorgio Montefoschi, Dell'anima non mi importa (La nave di Teseo, pagg. 320, euro 19). Se proprio non piangono a dirotto (vivono pur sempre da privilegiati, la gente comune passa ben di peggio), perlomeno trattengono a stento le lacrime per tutte le trecento pagine. Del resto, hanno poco da ridere. Sembrano costituzionalmente infelici. I coniugi Carla e Enrico Rubbiani, lui avvocato, lei giovinsignora parecchio più giovane, una figlia adolescente, si dibattono fra dilemmi lancinanti: fine settimana a Sabaudia da amici in una villa sulle dune con annessa gita in barca, o restarsene a casa al riparo dal volgo, nella villetta da sette milioni di euro a rileggere Thomas Mann facendo correre lo sguardo sui cespugli di rose e il giardino di bambù?

Evidentemente la noia corrode i rapporti, perché i due, pur nei dialoghi prolungati ed estesi fino alla sazietà del dicibile routinario, non vanno mai oltre la superficie della loro realtà. Ci vogliono parecchie partite a tennis fra Carla e il giovane avvocato Stefano, un protetto di Enrico, e molte escursioni di lei dal parrucchiere e nelle pasticcerie di alto rango, messe nella chiesa di San Bellarmino, corse dal pizzicagnolo e aperitivi a base di Campari, concerti di musica classica e chiacchiere con le amiche, perché questa donna viziata prenda coscienza della propria insoddisfazione. Eppure, mentre lei gira a vuoto, le cose capitano a lui. Intanto, un mezzo infarto, superato il quale gli torna una certa voglia di vivere. Poi, di conseguenza, una storia con una collega. A questo punto alla moglie resta la scelta se rendergli le corna o no. Lo lasciamo scoprire al lettore.

Attraverso un minuzioso e preciso accumularsi di particolari, Montefoschi ci conduce in un affresco di ansia quotidiana. Abbigliamento, vitto, toponomastica di Roma. Sfila un anno intero, da Pasqua a Pasqua (in base ai riferimenti si direbbe 2017-18) e corre una porzione di vita. Temendo i rimpianti, l'uomo di successo arranca dietro un'occasione; la donna che ha creduto in lui, approfittando anche della sua posizione, precipita nel vuoto di una vita fatua. E anche chi sta loro intorno non eccelle per entusiasmo, fatta eccezione per i personaggi più giovani, ancora risparmiati dal cinismo che si incrosta, quasi inevitabile, giorno dopo giorno nella vita degli adulti. Talvolta ci si sente in debito d'ossigeno nel cercare di rincorrere un chiacchiericcio nel quale nessuno sembra davvero badare a ciò che dicono gli altri. La giovane figlia Maddalena attraversa tutto sommato indenne i turbamenti dell'età, sono semmai i genitori a dover fare i conti con i propri.

Carla con l'inevitabile sfiorire, Enrico con l'ombra di quella malattia che si chiama vecchiaia.

Giorgio Montefoschi è un capitano di lungo corso nel mare della narrativa italiana. Si muove sempre con il mestiere di un esperto artigiano.

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