Nella Torino del Settecento c'è chi uccide per proteggere i segreti dell'antico Egitto

Il nuovo romanzo di Fabio Delizzos si snoda tra le piramidi e l'Italia

Nella Torino del Settecento c'è chi uccide per proteggere i segreti dell'antico Egitto

L'antico Egitto: terra di misteri, per noi contemporanei ma ancor di più per gli illuministi e i savants del Settecento. La capacità di leggere i geroglifici era infatti andata perduta nella tarda romanità. E così gli eruditi europei, sino alla prima vera grande traduzione di un testo geroglifico ad opera di Jean-François Champollion, si sforzavano di trovare un senso a quella antichissima civiltà la cui lingua appariva per un verso muta, ma dall'altro piena di richiami simbolici che già Athanasius Kircher (1602-1680) aveva intuito.

Questa grande caccia ai segreti custoditi sotto l'ombra delle piramidi fa da sfondo al nuovo giallo storico di Fabio Delizzos: La profezia perduta del faraone nero (Newton Compton, pagg. 384, euro 9,90, in uscita domani). Delizzos che ha già trasformato in trame gialle intriganti la Roma di Papa Paolo IV (1476-1559) e della Controriforma - Il collezionista di quadri perduti, Il cacciatore di libri proibiti - questa volta da vita ad una sciarada mortale sospesa tra la massonica Torino e le sabbie che circondano il Nilo.

La vicenda si dipana a partire dall'agosto dell'anno 1799, proprio durante quella Campagna d'Egitto (1798-1801) che si rivelò un insuccesso militare per Bonaparte ma un grandissimo successo scientifico per la riscoperta dell'antica civiltà dei faraoni.

Mentre in Europa la curiosità verso mummie et similia raggiunge l'acme, qualcuno nella città piemontese occupata dagli austro-russi (in lotta contro la Francia repubblicana e membri della Seconda Coalizione) uccide membri di una loggia massonica che si è troppo interessata a manufatti e antichi documenti dell'epoca dei faraoni.

E non si tratta di omicidi normali. L'assassino si porta via gli organi interni delle vittime e dispone i corpi come in un rituale di cui nessuno riesce a capire il senso. Ad indagare su questa mattanza che imbarazza l'amministrazione austriaca - famosa per le scienze camerali e la buona polizia, non certo per lasciare criminali seriali a piede libero - un detective piuttosto estemporaneo. L'ex docente universitario di filosofia Eugenio Caffarel. Entrato a far parte della polizia di Torino come semplice «satellite», con il compito di aggirarsi in borghese e fornire informazioni, si ritrova catapultato dagli eventi a capo di un'indagine complicatissima che richiede di avventurarsi tra cerchie segrete e misteriche. La sua strada si incrocerà con quella di un compagno di giochi infantili di Napoleone, il colonnello Conon de Solis, che ha seguito il generale ai piedi della Sfinge e che ha scritto un romanzo intitolato Il mercante di mummie.

Svelare quello che i due scopriranno di «Khonsu il messaggero che Unas manda per punire», di antiche mappe, e del «vero» scopo della piramide di Cheope sarebbe fare un torto al lettore.

Qui basti dire che Delizzos mischia realtà e fantasia in una trama piena di colpi di scena che non annoia mai. Il romanzo, va detto, vira largamente verso il fantastico e l'iniziatico allontanandosi presto dalla Storia vera e propria.

Ma il contesto è ben costruito e quindi se non si hanno troppe pretese filologiche o non ci si aspetta di leggere un trattato di storia dell'egittologia il risultato è che ci si diverte di sicuro. E si respira anche un po' di quell'atmosfera esoterica che caratterizzò la massoneria settecentesca e che fu il contraltare in ombra del sogno dei lumi.

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