"Nessuno ti pubblica? Tu fallo da solo"

L'editoria a pagamento è una truffa. Il "print on demand" aiuta gli autori

"Nessuno ti pubblica? Tu fallo da solo"

Torino. Tutti coloro che hanno un manoscritto e lo vogliono pubblicare, dunque tanti, tantissimi; tutti quelli che coltivano il sogno, già di per sé insano, di diventare scrittori, cioè tanti, tantissimi. Tutte queste persone sono destinate a essere truffate. Da chi? Dagli editori a pagamento. Una piaga da cui non ci libereremo mai, ma forse va bene così, dato che gli acchiappacitrulli si reggono sulla vanità degli autori, e la vanità è un peccato accecante.

C'è però una via mediana, dignitosa, che si può percorrere quando non si trovi un editore grosso, ricco, potente, dal marchio conosciuto, in grado di fornire (quando la fornisce) distribuzione fisica delle opere e visibilità a chi le ha scritte. Si chiama «autopubblicazione». Ne parliamo perché qui, a Torino, il Salone pullula di editori a pagamento, furbastri che accalappiano i malcapitati con promesse non mantenibili: ti pubblico, ti promuovo, ti sostengo. Basta che paghi.

L'autopubblicazione è un affare un po' diverso. Chi ha scritto un libro, e dunque ne detiene i diritti, sceglie un'azienda che gli garantisce la stampa di un numero di copie a lui gradito a un costo ragionevole. Se ne può stampare anche una sola, di copia, e metterla sul caminetto. Oppure centinaia, addirittura migliaia, e andare a venderle porta a porta. La cosa è resa possibile dall'impaginazione e dalla stampa digitali. Il che consente di realizzare microtirature a costi accessibili.

Si chiama «print on demand», cioè stampa su commissione. In Italia sono in tanti ad averci pensato, a partire da Lampi di Stampa e fino all'onnipervasiva Amazon. In un memoir ovviamente autopubblicato, i fondatori di Youcanprint, un'azienda fra le prime a sfruttare l'opportunità, raccontano come hanno fatto a esistere e a resistere. Alessandro De Giorgi e Donato Corvaglia in I ribelli del self-publishing raccontano la storia loro e dei loro collaboratori. Ragazzi svegli che si sono dati molto da fare. Quello che forse hanno capito meglio è la limitatezza dell'editoria tradizionale, la sua lentezza burocratica, l'incapacità di raggiungere nuovi lettori se non con pochi titoli. Parliamo con loro e chiediamo un po' di dati. Eccoli: «4800 pubblicazioni nell'ultimo anno. Gli autori restano titolari dei diritti», spiegano. «Qualcuno vende molto bene. Antonio Dikele ha avuto successo grazie a noi, poi è passato a Mondadori. Altri due nomi: Fabrizio Casucci e Letizia Cherubino: 14mila copie». Nota sociologica: i molti autori che si autopubblicano provengono equamente da tutta Italia, e vanno dai 30 ai 60 anni di età. «La nostra intenzione è ottenere una maggiore presenza nelle librerie fisiche. Per questo stiamo studiando un sistema che consenta l'acquisto dei nostri titoli in conto deposito», spiegano De Giorgi e Corvaglia. Del resto la distribuzione delle copie è un nodo centrale. Un libro difficilmente arriva in libreria per iniziativa dei negozianti. Bisogna che qualcuno, quasi, glielo imponga.

Il titolo del libro autobiografico di questi due giovani imprenditori sa molto di marketing. Selfpublishing è termine non italiano, preferito ad autopubblicazione.

Detto questo, i ragazzi di Youcanprint fanno un lavoro onesto e certo non facile. Forniscono un servizio vero e proprio, tangibile, utile. La frontiera dell'editoria libraria passa oggi necessariamente anche di qui. Chi non vuol vederlo non ha più molte scuse.

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