Le occupazioni dei nazisti? Furono illeciti giuridici

Nel 1940, poco dopo dell'entrata in guerra dell'Italia lo studioso scrisse un articolo scomodo per il regime

Le occupazioni dei nazisti? Furono illeciti giuridici

Nella tarda primavera del 1941, in piena guerra, venne pubblicato dall'Ispi (l'Istituto per gli studi di politica internazionale) un volumetto che affrontava, in chiave storico-giuridica, il tema della natura delle occupazioni da parte della Germania dei territori fino ad allora conquistati o attraversati dalle sue truppe: Polonia, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio e Francia. Il saggio era opera di un allora giovanissimo studioso, Enrico Serra (1914 - 2007), destinato a diventare uno dei maggiori storici italiani nel settore della storia delle relazioni internazionali. Laureato in giurisprudenza a Modena, nel 1937 era entrato a far parte dell'Ufficio Studi dell'Ispi con l'incarico di coadiuvare l'illustre giurista Giorgio Balladore Pallieri nella compilazione dell'Annuario di diritto internazionale. Ma ben presto, all'interno dell'istituto, fondato con lungimiranza da Alberto Pirelli nel tentativo di sprovincializzare la cultura storico-politico-giuridica del tempo, egli finì per occuparsi di molte altre cose, a cominciare dalla rivista Relazioni Internazionali, ed ebbe modo di conoscere e frequentare storici illustri e giovani promesse della storiografia come, per esempio, Federico Chabod, Walter Maturi, Luigi Salvatorelli, Federico Curato.

All'Ispi, malgrado si fosse in pieno regime, spirava qualche refolo di anticonformismo e di ciò rimane traccia negli articoli e nei commenti di politica estera che Serra, primo fra tutti, era solito scrivere per Relazioni Internazionali che allora, alla vigilia del conflitto, stava attraversando il suo momento magico, anche perché sulle sue pagine era possibile leggere, oltre che analisi approfondite, documenti ufficiali di politica estera. La piccola pattuglia di studiosi dell'Ispi, pur non occupandosi esplicitamente di politica, faceva tutto il possibile perché l'Italia rimanesse fuori dal conflitto.

Il saggio di Enrico Serra su L'occupazione bellica germanica negli anni 1939-1940 che è stato ripubblicato a cura del figlio dell'autore, Maurizio Serra, anch'egli illustre studioso, in una raffinata edizione (La Finestra Editrice, pagg. IV-104, euro 18), nacque nel clima sottilmente anti-tedesco del laboratorio intellettuale dell'Ispi. Dopo aver ricordato rapidamente le fasi dell'avanzata fulminea delle truppe germaniche dalla Polonia fino alla Francia, l'autore vi analizza gli effetti della occupazione bellica di quei territori sulla legislazione e sulla organizzazione amministrativa oltre che, naturalmente, sugli abitanti: un quadro articolato e originale di quel periodo e di quegli eventi centrato su aspetti di solito trascurati dalla storiografia tradizionale.

Alla base dell'analisi di Serra c'era la convinzione che la debellatio militare di uno Stato e l'occupazione dei suoi territori non comportassero automaticamente un trasferimento di sovranità all'occupante, come si era creduto fino al XVIII secolo, perché nei secoli successivi, soprattutto grazie al diffondersi del principio di nazionalità, si era affermata un'altra concezione che legava la sovranità nazionale di uno Stato non più solo al possesso del territorio, ma anche a fattori di natura diversa, etnici, storici, linguistici, religiosi e via dicendo.

Partendo da queste premesse, Serra non poteva non rintracciare veri e propri illeciti giuridici nella prassi bellica tedesca. Le annessioni dei territori polacchi, per esempio, in questo quadro apparivano illegittime, mentre la Polonia continuava a combattere la guerra sia pure dal territorio di Paesi alleati e amici. In quel momento tale tesi, per quanto giuridicamente fondata, era quanto meno ardita e politicamente scorretta, tant'è che - forse sarebbe stato bene ricordarlo in una nota alla riedizione del saggio - si ritenne opportuno, e prudente, espungere alcune pagine finali dalle copie consegnate per legge alle autorità competenti.

Al di là del suo interesse storico, che consente di guardare agli avvenimenti militari e politici del tempo da un angolo visuale poco frequentato, il saggio di Enrico Serra è importante dal punto di vista metodologico e scientifico, perché rappresenta il primo tentativo di ancorare, come ha osservato il curatore, alle fonti classiche e positive del diritto internazionale,

l'allora nascente disciplina della storia delle relazioni internazionali. Una disciplina della quale Enrico Serra, rientrato dopo la guerra e la Resistenza nella vita culturale e accademica, divenne uno dei padri riconosciuti.

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