Paolo Bonolis e il degrado di Roma: "Il Vaticano impone scelte"

Il conduttore è intervenuto in radio commentando lo stato in cui versa la Capitale, senza perdere la sua solita ironia

Paolo Bonolis e il degrado di Roma: "Il Vaticano impone scelte"

Mancava ancora l'opinione di un romano doc come Paolo Bonolis nel dibattito del "Marino sì, Marino no" che in questi giorni ha interessato, oltre ai politici e ai comuni cittadini, anche tanti personaggi dello spettacolo che hanno fatto di Roma la loro casa o che magari ci sono nati e cresciuti.

"In passato a Roma accadevano gli stessi illeciti, ma non c’era clamore perché si sapeva molto meno. Oggi sembra di assistere a un tiro alla fune dove ognuno cura i propri interessi e alla fine si finisce in una situazione di stallo", ha detto Bonolis a Radio Roma Capitale durante la trasmissione "Che faccio, lascio?", condotta da Nicola Barbera e Alessandro Lillo.

Commentando il degrado in cui versa la capitale, il presentatore ha continuato: "Gestire Roma è talmente complicato che accusare Marino, o i sindaci precedenti, di incapacità è scorretto. Roma è una città molto difficile in cui convergono molti poteri, italiani e esteri. Il Vaticano, ad esempio, impone scelte e possiede parti di città per le quali, fra l’altro, non versa nessun contributo. Questa volta è toccato a Marino passare sotto le forche caudine e alla fine prima o poi si finisce per fare qualche cazzata e su quella cazzata si scatena la guerra civile".

Sulle iniziative promosse da molti personaggi per migliorare il decoro urbano, Bonolis ha detto di non sapere "se si tratti di un reale sentimento civico o semplicemente una volontà di farsi notare sul palcoscenico mediatico virale. In Italia si pagano le tasse affinché i servizi funzionino. Se dobbiamo sopperire ai doveri dell’Amministrazione, allora riduciamo il carico fiscale".

Infine, interpellato su una delle operazioni più discusse dell'amministrazione Marino, ovvero la pedonalizzazione dei Fori e le conseguenze sulla viabilità, Bonolis ha suggerito

ironicamente ai residenti di via Labicana di "non muoversi e di far venire gli insegnanti per i propri figli direttamente a casa. Anche perché se prendono l’autobus rischiano di ritrovarsi a Tokyo due giorni dopo".

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