Dopo la sua partecipazione all'Isola dei Famosi, Paolo Brosio si è raccontato a Verissimo. Dimagrito di ben 15 chili e con una lunga barba bianca, ha parlato di quella che è stata sicuramente un'esperienza importante. Il giornalista, infatti, ha spiegato che in Honduras non è stato la fame a piegarlo, ma sono stati i mosquitos. E nonostante la sofferenza e il dolore dovuto alle punture, Brosio non ha mai pensato di abbandonare il gioco: "Nei giorni in cui stavo male sull'Isola ho avuto la febbre ed infezioni varie, tanto che mi usciva sangue dalla schiena, sulle gambe, sulle mani, ma nonostante tutto ho deciso che dovevo resistere pregando, offrendo la mia sofferenza. Non si può solo pregare senza dare qualcosa in più. Io stavo sull’Isola ma ero pagato per starci".
Nello studio di Verissimo, fra una domanda e l'altra, Paolo Brosio ha anche rivelato che sperava di arrivare in finale. Ma così non è stato. E come aveva detto in diretta all'Isola, spiega che "il mio compenso sarà destinato ai progetti umanitari in Bosnia". "Ho aiutato una bimba, un orfanotrofio e una casa per anziani in Bosnia - dice con le lacrime agli occhi -. Sono tante le famiglie ad essere state decimate durante la guerra. I bambini sopravvissuti sono finiti con delle suore francescane che hanno permesso loro di avere un futuro, un lavoro, una speranza".
Brosio si commuove. Quella bimba gli è entrata nel cuore. E proprio lei ha deciso di adottare. L'ho "adottata a distanza e sento come se fosse davvero mia figlia. All’Isola, ogni sera, pregavo per lei e per mia mamma, che si sente ormai sua nonna. Ricordo ancora quando, a Medjugorje, la ritrovai a pregare accanto a me: da allora l’ho considerata mia figlia. Oggi è una ragazza adulta e aiuta tanti bambini che si trovano in situazioni analoghe".
La commozione, poi, lascia spazio a un racconto più intimo: quello della conversione. "Avevo tanto successo, ero felice, ma poi ci furono in serie dei colpi difficili da assorbire - racconta -. Avevo convinto Flavio Briatore ad aprire il Twiga, un locale che ha dato tanti posti di lavoro, ma poi ci fu l'incendio. Nello stesso tempo, fui lasciato dalla mia fidanzata e morì mio padre. Ho reagito male, erano dei colpi davvero duri e senza la preghiera, il mondo ti ammazza, ma ancora non lo sapevo. Iniziai ad abusare di alcol, marijuana e cocaina". Finché, un giorno, in un albergo di Torino, mentre stava seguendo la Juve, Paolo vive la sua svolta: "Ho sentito una voce che mi diceva: "Figlio mio, devi smettere". E così è stato.
"Mi trovavo a Torino - ha confessato - e mi sono
recato al Santuario della Madonna della Consolata, la chiesa più spiritualmente potente della città, dove ho trovato un vero sacerdote, uno di quelli illuminati e al quale ho confessato tutte le mie pene e i miei peccati".
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