Non c’è pace per la Corona britannica. La Prince’s Foundation, la charity del principe Carlo, è stata coinvolta nel caso “Cash for Honours”, trascinando nel fango anche l’erede al trono. La gravità della situazione ha reso necessaria l’apertura di un’indagine da parte di Scotland Yard, che potrebbe decidere di interrogare il primogenito di Sua Maestà. Sebbene Clarence House abbia chiarito l’estraneità ai fatti di Carlo, la reputazione della monarchia ne esce più fragile, in balìa di scandali che rischiano di oscurare il Giubileo per i 70 anni di regno della regina Elisabetta, soffocando i tentativi di modernizzazione della Firm.
Lo scandalo “Cash for Honours”
Il settembre dello scorso anno ha segnato l’inizio di un nuovo scandalo per la royal family: il “Cash for Honours”, cioè denaro in cambio di onorificenze. Stavolta, nell’enorme guaio che potrebbe assestare un altro colpo alla reputazione dei Windsor, è coinvolta la Prince’s Foundation, cioè la fondazione del principe Carlo. Ad aprire il vaso di Pandora sono state le inchieste del Mail On Sunday e del Sunday Times. Stando alle loro ricostruzioni Michael Fawcett, ex valletto di Carlo diventato dirigente della charity, avrebbe venduto delle onorificenze al miliardario saudita Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz. In cambio di una generosa donazione alla fondazione, l’imprenditore avrebbe ottenuto la cittadinanza britannica e il titolo di Commander of the Most Excellent Order of the British Empire (CBE, effettivamente ottenuto durante una cerimonia presieduta dall’erede al trono nella Blue Drawing Room di Buckingham Palace, nel novembre 2016). Nello specifico i soldi, circa 1,5 milioni di sterline, sarebbero arrivati nelle casse di due residenze reali, la Dumfries House e il Castello di Mey, amministrate dalla Prince’s Foundation.
Le dimissioni di Michael Fawcett
Il businessman saudita bin Mahfouz ha negato ogni coinvolgimento nella compravendita, mentre Michael Fawcett ha dovuto rassegnare le dimissioni dalla carica di Chief Executive della Prince’s Foundation lo scorso novembre, rinunciando al suo stipendio annuo da 95mila sterline. Il presidente della charity, Douglas Connell, ha annunciato l’avvio di una indagine interna, commentando: “[Michael Fawcett] ha accettato di dimettersi temporaneamente dalla carica di amministratore delegato per permettere agli amministratori fiduciari di indagare su quanto avvenuto”, aggiungendo: “Supporta pienamente l’indagine in corso e ha confermato la disponibilità a collaborare nell’inchiesta in ogni modo”. Un portavoce della fondazione ha cercato di ridimensionare la faccenda: “La fondazione prende molto sul serio le accuse che sono state formulate…siamo molto orgogliosi dell’operato della fondazione e dell’impatto positivo che ha in Gran Bretagna e nel resto del mondo”. Clarence House si è schierata compatta in difesa del principe Carlo, sostenendo che la notizia dello scandalo lo abbia “profondamente scioccato” e diffondendolo scorso settembre, una nota ufficiale per affermarne con forza l’estraneità ai fatti: “Il Principe di Galles non è a conoscenza della presunta offerta di onorificenze o della cittadinanza britannica sulla base di donazioni alla sua charity e supporta pienamente le indagini in corso”.
La corrispondenza che incastra Fawcett
La Prince’s Foundation ha cercato, invano, di contenere i danni. Infatti esisterebbe una corrispondenza, intrattenuta tra i collaboratori di Fawcett e quelli di bin Mahfouz che proverebbe la compravendita di titoli. In uno dei messaggi un membro dello staff del miliardario promette che “scorrerà altro denaro” dopo l’attribuzione dell’onorificenza, ma che “spetta a MF (Michael Fawcett) ora mantenere la sua promessa e procurare il titolo immediatamente, poi assistere con la cittadinanza”. Il Mail On Sunday ha citato anche una lettera che Michael Fawcett avrebbe scritto a bin Mahfouz, rassicurandolo: “Sono lieto di confermarle, in via confidenziale, che siamo disponibili e felici di supportare…la sua domanda per la cittadinanza. Posso anche confermarle che siamo disposti a presentare la richiesta per l’avanzamento di grado in merito all’onorificenza di Sua Eccellenza da CBE a KBE secondo [le regole] del Consiglio sulle Onorificenze di Sua Maestà. Entrambe le richieste saranno presentate a seguito del più recente e anticipato supporto alla Fondazione…”.
Chi è Michael Fawcett?
Il 59enne Michael Fawcett ha iniziato la sua carriera al servizio della royal family nel 1981, quando è diventato valletto della regina Elisabetta, per poi passare alle dipendenze del principe Carlo. Ha dato le dimissioni nel 2003, come riporta The Week, dopo che uno dei segretari privati del principe, Sir Michael Peat, ha scoperto una “malversazione” nella gestione della residenza di Carlo. L’indagine interna di Peat ha portato alla conclusione che Fawcett “aveva infranto le regole accettando regali dai fornitori reali, incluso…un Rolex”. Nello stesso anno l’uomo è stato coinvolto anche in una vicenda relativa alla vendita di regali royal. Inoltre nel 1998 Michael Fawcett era già stato segnalato per presunti comportamenti al limite del bullismo nei confronti dello staff del principe Carlo. Il principe di Galles lo avrebbe sempre protetto, considerandolo “indispensabile” nel suo team. Solo dopo l’ultimo scandalo e, pare, le pressioni di Camilla, a cui Fawcett non sarebbe mai piaciuto, Carlo ha reciso definitivamente il legame con l’ex valletto. In proposito l’ex addetto stampa dell’erede al trono, Dickie Arbiter, ha detto: “Fawcett era rimasto [a corte] per così tanti anni…da conoscerne tutti i retroscena”. Sembra che l’ex valletto avesse una notevole influenza su Carlo, tanto che quest’ultimo avrebbe detto: “Potrei fare a meno di chiunque, ma non di Michael”. Il principe ha dimostrato il suo favore nominando Fawcett Chief Executive della Prince’s Foundation nel 2018 e donandogli il prestigioso titolo dell’Ordine Vittoriano.
Scotland Yard apre un’inchiesta
Lo scorso febbraio Scotland Yard ha diffuso un comunicato ufficiale con cui sanciva l’apertura di un’inchiesta condotta dal Met Police’s Special Enquiry Team: “La polizia ha aperto un’indagine…in seguito a un accertamento su una lettera del settembre 2021. Si fa riferimento a un’inchiesta giornalistica relativa a offerte di aiuto che sarebbero state fatte in cambio della concessione della cittadinanza e di onori a un cittadino saudita”, precisando: “Non ci sono stati arresti né interrogatori”. Clarence House ha immediatamente ribadito: “Il principe di Galles non ha alcuna conoscenza della presunta compravendita di onorificenze e della cittadinanza britannica in cambio di donazioni alle sue charity”.
Cosa c’entra il principe Harry?
A neanche 24 ore dall’apertura delle indagini l’ex sergente del Met Steve Morris ha dichiarato: “Sia il principe Carlo che il principe Harry dovrebbero essere interrogati senza dubbio. Fa tutto parte dell’indagine…Dovrebbero parlare con entrambi almeno come testimoni. Gli agenti dovrebbero recarsi presso il loro indirizzo, o loro due dovrebbero essere invitati a presentarsi presso una stazione di polizia…”. Il nome del principe Harry non è saltato fuori per caso. Il duca di Sussex avrebbe incontrato bin Mahfouz nel 2013, in un pub di Chelsea proprietà di Mark Dyer, ex scudiero reale. Il miliardario avrebbe fatto una donazione da 500mila sterline in favore di Sentebale, la fondazione di Harry e i due sono stati fotografati insieme nell’atto di stringersi la mano. Il portavoce del principe, però, ha frenato: “Il duca ha avuto un incontro risalente a 8 anni fa e non ha presentato [l’imprenditore] a nessun membro della sua famiglia…[Harry] ha espresso dei dubbi [su bin Mahfouz]” e “…ha tagliato i rapporti con Mr. Mahfouz…nel 2015, non accettando ulteriori donazioni per Sentebale”. L’incontro di per sé potrebbe non significare nulla, ma rimane un dubbio: Harry ha avvertito il padre dei presunti sospetti nutriti nei confronti del miliardario saudita?
L’inconsapevolezza del principe Carlo
“È inconcepibile”, ha tuonato Graham Smith, del gruppo antimonarchico “Republic”, commentando la presunta inconsapevolezza del principe Carlo e continuando: “Carlo dovrebbe essere interrogato in merito alla questione…Onorificenze in cambio di favori è un reato…”. In realtà non ci sono prove contro l’erede al trono. Il fatto che sia stato lui a presiedere la cerimonia nella quale bin Mahfouz ha ottenuto l’onorificenza non dimostra nulla. Il principe potrebbe essere all’oscuro di tutto anche perché non si occuperebbe direttamente degli affari della fondazione.
Semmai si potrebbe contestare all’erede al trono una scarsa lungimiranza nella scelta dei suoi collaboratori, di aver peccato di eccessiva fiducia, cosa che nella sua posizione non potrebbe permettersi. Di certo questo scandalo, che arriva nel momento peggiore, poiché già segnato dai guai del principe Andrea, indebolisce la sua immagine e quella della royal family, minando la credibilità della Corona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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