
I punti chiave
- Mediatore in famiglie e in politica
- L’invito a Trump, il tè con Zelensky
- La diplomazia “del (secondo) viaggio di Stato”…
- La lettera a Trump
- La diplomazia della solidarietà: a Sandringham con Zelensky
- Un “atto politico”
- “Indescrivibile aggressione”
- Cosa pensa la royal family di Donald Trump?
- “Non vogliamo vederlo”
Carlo III potrebbe diventare un mediatore importante nella crisi tra Stati Uniti e Ucraina. Ha inviato al presidente americano Trump un invito senza precedenti e accolto con grande gentilezza ed entusiasmo Zelensky. I britannici, però, non avrebbero accettato di buon grado l’idea di rivedere il capo della Casa Bianca nel regno e hanno chiesto al sovrano di ritirare l’invito. È improbabile, che ciò accada: utilizzando il “soft power” della Corona britannica Carlo spera di modernizzare e ampliare il raggio d’azione del suo ruolo, compiendo un passo in più rispetto alla regina Elisabetta, per essere ricordato dai contemporanei e dai posteri come un Re pacificatore.
Mediatore in famiglie e in politica
Nei giorni scorsi Carlo III è stato lodato dalla stampa internazionale per i tentativi di mediazione che sta compiendo tra Stati Uniti e Ucraina dopo il disastroso incontro tra Zelensky e Trump del 28 febbraio 2025. Il Re sa bene cosa vuol dire usare la diplomazia per cercare di mettere d’accordo due contendenti. Lo avrebbe già fatto con i suoi figli William e Harry, pur non ottenendo i risultati sperati. Il paragone appare azzardato? Non del tutto. Naturalmente la mediazione in una famiglia è molto diversa da quella tra due o più Stati. Ci sono in gioco fattori e conseguenze differenti. Tuttavia, seppur con le dovute, ovvie distinzioni, il concetto di base è lo stesso (in teoria): che si tratti del microcosmo familiare o del macrocosmo di una nazione, ci sono comunque dei rivali disposti a tutto, o quasi, pur di far valere la loro opinione e una figura riconosciuta che cerca di bilanciare le diverse posizioni, analizzando la situazione e facendo attenzione a mantenere, almeno in apparenza, una certa imparzialità.
L’invito a Trump, il tè con Zelensky
Carlo vorrebbe essere proprio quella figura di fronte alla quale Zelensky e Trump potrebbero stringersi la mano (attualmente più facile a dirsi ma, data l’imprevedibilità della situazione, nulla può essere dato per scontato). Per questo il Re starebbe attuando un piano di soft power rivolto a entrambi i leader, ovvero starebbe usando il magnetismo e l’autorevolezza della Corona britannica per avvicinare i contendenti. Una strategia che consoliderebbe non solo la monarchia ma, di riflesso, anche il regno, accrescendone l’importanza a livello internazionale. Parliamo del potere della persuasione, insomma, che richiede tempo, calma e una buona dose di astuzia. L’espressione concreta di questo soft power sarebbe sia nell’invito a Balmoral rivolto a Trump, sia nel tè con Zelensky a Sandringham.
La diplomazia “del (secondo) viaggio di Stato”…
…Ovvero “come far sentire unico e prezioso un uomo con una certa inclinazione all’egocentrismo”: questi sono il titolo e il sottotitolo che potremmo dare al soft power di Carlo III nei confronti di Donald Trump. Lo scorso 1° marzo il premier britannico Starmer, in visita ufficiale a Washington, ha consegnato al presidente americano una lettera da parte di Carlo III. Per la precisione un invito, immediatamente accettato da Trump, nella residenza di Balmoral o a Dumfries House. Un inedito onore visto che si tratta di una seconda visita di Stato (la prima avvenne nel 2019, mentre l’incontro tra Elisabetta e Trump nel luglio del 2018 fu, come ricorda la Cnn, una visita informale per un tè al Castello di Windsor) e, come ricorda Adnkronos, di solito i presidenti statunitensi al secondo mandato non vengono invitati in visita ufficiale di Stato nel Regno Unito.
La lettera a Trump
Mentre Starmer consegnava al presidente la lettera del Re, ha sottolineato, citato dalla Cnn: “È davvero speciale. Non è mai accaduto prima. Non ha precedenti. Simboleggia la forza delle relazioni tra di noi. Credo che l’ultima visita di Stato sia stata assolutamente un successo. Sua Maestà il Re vuole fare ancora meglio. È davvero [un evento] storico”. Il premier britannico ha insistito sull’unicità dell’invito, usando termini come “speciale” e “storico” associati al prossimo viaggio e, di riflesso, all’ospite, cioè Trump. La Cnn e la Bbc spiegano che nel primo paragrafo della missiva Carlo ha menzionato “la portata delle sfide a livello mondiale”, soffermandosi sul “ruolo vitale” del Regno Unito e degli Stati Uniti nella “promozione” dei valori che “contano così tanto per noi”. Nel secondo paragrafo il monarca rammenta la prima visita di Trump, suggerendo che il prossimo incontro potrebbe aver luogo a Balmoral, o a Dumfries House. La scelta della Scozia non è casuale: a sole 30 miglia da Dumfries House c’è il golf resort di Turnberry, mentre nell’Aberdeenshire, a 60 miglia da Balmoral, è ubicato il resort di Menie Estate, entrambi di proprietà del presidente statunitense ed entrambi menzionati nella lettera. Carlo chiude il messaggio dichiarando che la visita di Trump sarà “un’opportunità per discutere delle numerose questioni di interesse reciproco”.
La diplomazia della solidarietà: a Sandringham con Zelensky
Lo scorso 2 marzo Carlo III ha ricevuto il presidente ucraino Zelensky a Sandringham. Incontro durato circa un’ora. La cordialità del Re ha avuto un’eco maggiore poiché puntualmente confrontata con l’irruenza di Trump. Il sovrano ha espresso solidarietà al presidente attraverso tre elementi: le bandiere ucraine posizionate fuori dalla residenza, segno di rispetto e riconoscimento della sovranità e dell’indipendenza della nazione oggi in guerra, la stretta di mano emblema di quella che la Bbc definisce una “calorosa accoglienza”, ma anche di sostegno, il luogo dell’incontro, che non è una residenza della Corona, bensì una proprietà privata della royal family, una dimora di campagna, simbolo di un incontro più informale e amichevole. Se Trump ha distanziato Zelensky, Carlo ha accorciato questa distanza. Mentre il presidente statunitense ha accolto il suo ospite con un commento a dir poco inopportuno sul suo abbigliamento, forse più che altro una provocazione preludio del disastro che si sarebbe consumato di lì a poco nello Studio Ovale, il sovrano britannico ha offerto un tè a Zelensky, il gesto più semplice per tranquillizzarlo e metterlo a suo agio.
Un “atto politico”
Secondo l’Independent i colloqui avuti dal presidente ucraino con Carlo III e, subito prima, con il premier Keir Starmer, potrebbero “essere visti come il più chiaro segnale possibile che la Gran Bretagna sostiene Zelensky dopo le gelide ripercussioni dell’incontro con Trump”. Non solo: “La decisione di invitare Zelensky a Sandringham è il più palese atto politico che il Re ha fatto da quando è salito al trono dopo la regina Elisabetta”. Carlo ha violato la tradizionale neutralità politica dei Windsor, anche se ha instaurato un dialogo con entrambi i leader. O meglio, il solo fatto di aver invitato Trump e accolto Zelensky è già un’infrazione all’imparzialità della Corona. Il sovrano ha fatto qualcosa che sua madre, molto probabilmente, avrebbe rifiutato di fare o, comunque, avrebbe cercato una strategia molto meno evidente. Tuttavia in questo caso non è necessariamente un male né per l’immagine della monarchia che, anzi, potrebbe uscirne rafforzata e modernizzata, né per il prestigio internazionale di Carlo. Sua Maestà potrebbe e forse è anche questo il suo intento, essere ricordato come un diplomatico, un pacificatore. Affinché ciò si realizzi, però, è inevitabile che il Re debba, come si dice, “uscire allo scoperto” e “sporcarsi le mani”.
“Indescrivibile aggressione”
In realtà Re Carlo ha già violato la neutralità politica riconoscendo apertamente e più volte i ruoli della Russia e dell’Ucraina nella guerra che dura ormai da tre anni. Per esempio, ricorda la Bbc, nel secondo anniversario dell’inizio del conflitto, il 24 febbraio 2024, Sua Maestà dichiarò in una nota ufficiale: “Nonostante le avversità e il dolore inflitto, gli ucraini continuano a mostrare l’eroismo a cui il mondo li associa così strettamente…di fronte all’indescrivibile aggressione”. Carlo lodò “la determinazione e la forza” del popolo ucraino. Allo stesso modo, come ha riportato il Guardian, durante il summit europeo dello scorso 2 marzo Starmer ha precisato: “A tre anni dalla brutale invasine russa dell’Ucraina siamo a un punto di svolta. Ora è il momento, per noi, di unirci per garantire la migliore soluzione per l’Ucraina, per proteggere la sicurezza europea e per proteggere il nostro futuro collettivo”. Carlo III, come pure il primo ministro britannico, hanno sempre puntualizzato un dato evidente, ovvero la Russia ha aggredito l’Ucraina, sebbene qualcuno tenda ancora, “stranamente”, a confondere i ruoli di questi due Paesi.
Cosa pensa la royal family di Donald Trump?
È molto difficile capire cosa pensi davvero Carlo III di Donald Trump. Come giustamente sottolinea Newsweek, “la posizione di Carlo è definita quasi interamente dal suo ruolo che richiede di mettere da parte qualunque punto di vista personale [il Re] possa avere in funzione dell’interesse nazionale”. Da questa prospettiva ha senso la neutralità personale del sovrano, più che quella politica. È quasi impossibile avere un ruolo diplomatico se le simpatie personali sono fin troppo esplicite. Nel libro “A Voyage Around The Queen” (2024), citato dal Daily Mail, l’autore, Craig Brown, ha rivelato che Elisabetta II avrebbe definito Trump un uomo “molto scortese”. Inoltre durante il viaggio ufficiale del presidente a Londra, nel 2019, la principessa Anna si sarebbe rifiutata di salutarlo. Indizi che indicherebbero una scarsa tolleranza della royal family nei confronti del capo della Casa Bianca. Tuttavia le telecamere non hanno mai catturato un atteggiamento di inequivocabile astio da parte dei Windsor.
“Non vogliamo vederlo”
I cittadini britannici non sarebbero affatto contenti della prossima visita ufficiale di Trump in Scozia. Addirittura vorrebbero che Carlo ritirasse l’invito. “Preferirei non vederlo”, ha dichiarato una persona intervistata dalla Reuters. “…Mi piacerebbe vedere il pubblico britannico uscire fuori ed esprimere il disappunto nei confronti di quest’uomo”. Queste frasi riassumono il sentimento della Gran Bretagna che, comunque, si rende conto dell’impossibilità di evitare l’incontro, soprattutto ora che l’invito è stato consegnato: “[Starmer] non aveva scelta”, ha detto una coppia intervistata dal Guardian a Windsor. Lo scorso novembre, quando Trump vinse le elezioni, YouGov fece un sondaggio tra i britannici per capire cosa pensassero del nuovo presidente. Il 60% si dichiarò “scontento” della sua vittoria, contro un pallido 16% che la vedeva favorevolmente. Gli intervistati definirono Trump “misogino”, “razzista” e qualcuno perfino “criminale”. I fatti, comunque, sono molto semplici: Donald Trump è il presidente degli Stati Uniti ed è necessario avviare un dialogo con lui e non solo riguardo all’Ucraina.
Carlo III potrebbe essere un buon interlocutore, se riuscirà a sfruttare al meglio, come ha spiegato lo storico Ed Owens alla Cnn, “la deferenza del [presidente] nei confronti della royal family”, da cui sarebbe “affascinato”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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