Per un pugno di note Giannini "recita" le arie di Morricone

L'attore stasera a Milano rende omaggio al maestro e ai suoi celebri temi

Per un pugno di note Giannini "recita" le arie di Morricone

Nel cinema sono le immagini a valorizzare la musica o viceversa? Domanda difficile se si parla delle evocative colonne sonore di Ennio Morricone. A svelare l'arcano è Giancarlo Giannini, questa sera in scena al Teatro Arcimboldi di Milano (con seguito il 23 novembre al Teatro Verdi di Montecatini e il 21 dicembre al Creberg di Bergamo) con lo spettacolo Omaggio a Morricone, un concerto-recital dedicato al compositore premio Oscar. Giannini sarà la voce recitante di un viaggio in poesia, musica, danza e cinema attraverso l'ultimo mezzo secolo di film del maestro. «Non è un ritorno al teatro - specifica Giannini -, quello l'ho fatto per una quindicina d'anni ma ora non faccio una piéce né interpreto un personaggio. Questa volta il mio è un omaggio in poesia al genio di Morricone».

Al suo fianco, il chitarrista classico Mauro Di Domenico (ideatore dello spettacolo) che rilegge le note di Morricone (lo ha già fatto su cd e ha eseguito colonne sonore per Nicola Piovani e Bigas Luna), l'Orchestra di Cinecittà, la Oniin Dance Company e (solo nello show milanese), la partecipazione speciale di Paolo Jannacci al pianoforte. «Mi sto divertendo tantissimo a portare in giro questo spettacolo - racconta Giannini - anche se è un impegno severo. Credo sia il modo migliore per raccontare il genio di Morricone, ovvero organizzare un tributo che usi tutte le forme di espressività artistica». Per questa operazione Giannini veste i panni del poeta: «Leggo poesie. È una cosa che mi piace e in questa fase della mia vita mi esprime compiutamente. Amo l'allusione, la vera poesia rappresentata più significativamente nel rigo bianco tra un verso e l'altro: la fantasia insomma. Quella stessa fantasia che si muove ascoltando l'opera di Morricone. Per esempio ascoltando le oniriche musiche di Mission o quelle di C'era una volta in America che è un grande film d'amore attraverso i ricordi di Noodles».

Il maestro ha collaborato attivamente al progetto, dando indicazioni e suggerimenti sui temi da interpretare. Così Giannini ne ha rivisitato l'intero repertorio partendo dalle collaborazioni con Sergio Leone (da Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più all'impegno di Sacco e Vanzetti passando per C'era una volta il West e Giù la testa) arrivando al presente. «Leggo anche poesie di García Lorca e Pasolini che si collegano alle composizioni di Morricone. Quando eseguiamo musica tratta da Giù la testa scelgo testi dedicati alla rivoluzione; quando parte un brano da Sacco e Vanzetti leggo le lettere dei due anarchici protagonisti del film e così via». Ci voleva un interprete come Giannini per unire rigore filologico e fantasia. «Nella poesia e nella letteratura, ma anche in musica esiste un sottotesto che, come facciamo in questo omaggio a Morricone, ha una doppia lettura. Ho usato la stessa tecnica nel mio ultimo film da regista, Ti ho cercata in tutti i necrologi, sistemando la musica di Adriano De Santis in modo asincrono, cioè creando stridore fra immagine e musica. Nel presentare questa performance mi viene in mente “la tecnica del fanciullino” di Giovanni Pascoli. Giocare con la parola, con il candore del bambino per esprimere la gioia della fantasia».

E poi Giannini ha un ricordo un po' speciale di Morricone: «Quando avevo vent'anni, Ennio mi fece cantare. Nel film di Luigi Squarzina Lo squarciagola, storia di un ragazzetto che diventa una rockstar, ha scritto due brani e me li ha fatti interpretare. Sembrava un gioco, ma niente è gioco nel mestiere difficile dell'attore: per far apparire un gioco una performance ci vuole adeguata preparazione». E quindi si passa al suo ruolo di (grande) attore di lungo corso: «Il mio cinema ormai è passato. La penso come Fellini quando disse: “il cinema è morto, andare al cinema sarà come andare in un museo”.

La tecnologia rende tutto più veloce, i giovani hanno un approccio diverso con l'immagine, ormai l'immagine è legata al mondo dei videogames. Ma ci sono ottimi registi come Sorrentino e Tornatore. Io? Guardo come butta il futuro e intanto giro un film ambientato in Piemonte».

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