Carlo Emilio Gadda sappiamo chi è, ma Leone Piccioni? Eppure, senza il secondo non solo sapremmo molto, molto meno del primo, ma anche il giudizio critico sull'opera dell'autore del Pasticciaccio suonerebbe diverso. Insomma, se oggi sappiamo chi è Carlo Emilio Gadda lo dobbiamo anche a Leone Piccioni che lo sapeva - e lo scrisse - quando il «gran lombardo» non era ancora così grande nell'opinione comune. In cosa consiste, infatti, la qualità del critico letterario se non nel trasformare il pregiudizio in giudizio e costruire nel tempo del lavoro una documentata e ragionata interpretazione dell'opera - qualunque essa sia - che possa aiutare i bendisposti ad avvicinarsi all'autore?
Così oggi la pubblicazione del volume di Carlo Emilio Gadda e di Leone Piccioni «Col nuovo sole ti disturberò» (edito da Succedeoggi Libri, pagg. 250, euro 22) ci restituisce attraverso «Scritti, lettere, detti memorabili» la storia di un'amicizia e di una collaborazione che è un capitolo interessante, senz'altro indispensabile, nella storia della conoscenza dell'opera letteraria di Gadda. E giustamente Emanuele Trevi, che firma la Prefazione, nota che l'opera critica di Piccioni su Gadda, qui raccolta, è semplicemente necessaria per apprezzare la pagina letteraria di Gadda e questo proprio in forza del fatto, tutt'altro che irrilevante, che il critico scriveva quando Gadda ancora non era propriamente Gadda ma lui, Piccioni, già lo riconosceva e gli dava, al cospetto degli altri critici, ciò che era di Gadda. Eppure, ritorna la domanda: chi è Leone Piccioni?
Allievo del critico Giuseppe De Robertis e di Ungaretti, Leone Piccioni - figlio di Attilio, ministro di Grazia e Giustizia e prescelto per essere il successore di Alcide De Gasperi, poi le cose andarono diversamente - avrebbe voluto instradarsi su e giù per la vita accademica e, invece, coltivò l'arte della critica militante e il giornalismo culturale sui quotidiani e soprattutto in Rai, alla radio e in televisione, con la trasmissione L'Approdo letterario. Quando conobbe Gadda a Firenze aveva venticinque anni e lo scrittore cinquantasette. Così Piccioni ricorda l'incontro: «Ho conosciuto Gadda a Firenze negli ultimi anni di guerra quando ero solito accompagnare il mio maestro De Robertis nella sua passeggiata da Piazza San Marco alle Cascine. De Robertis, con il suo bastoncino, con la sua bella e pacata voce, parlava soprattutto dei tempi del Petrarca con bellissime citazioni dai sonetti e dalle canzoni. Un giorno incrociammo Gadda proprio sui Lungarni. Allora viveva in vista del fiume e stava per effettuare il trasloco verso Piazza D'Azeglio. Di fronte a De Robertis grandi inchini e molti complimenti; molte cerimonie anche per l'incontro di noi ragazzi sconosciuti».
Quel ragazzo sconosciuto era destinato a diventare amico e collaboratore di Gadda - che sarà assunto anche lui in Rai - e soprattutto il suo primo e compiuto critico. Anzi, il giudizio critico di Piccioni si fonda sia sulla conoscenza dell'opera di Gadda - la lingua, la filologia, la realtà, il dramma - sia sulla testimonianza. Un aspetto, quest'ultimo, non secondario. Infatti, quando nel 1957 uscì per Garzanti Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Piccioni che conosceva il romanzo uscito nel 1946 a puntate sulla rivista Letteratura, era in grado di parlarne non come di una novità improvvisa, bensì come dello sviluppo di una sensibilità umana e letteraria che partiva dal Giornale di guerra e di prigionia, ossia le pagine di Gadda sulla partecipazione alla Grande guerra, e passava attraverso L'Adalgisa e ancora i racconti di guerra presenti in Il castello di Udine. Non è per nulla un caso che sarà proprio Leone Piccioni a sollecitare Vittorini all'Einaudi per la pubblicazione dell'altro capolavoro gaddiano: La cognizione del dolore. Il rapporto tra lo scrittore e il critico, testimoniato attraverso queste lettere che vanno dal 1950 al 1971 - Gadda morirà nel 1973 - ci danno la possibilità sia di vedere Gadda da vicino, sia di apprezzare il gusto letterario di Piccioni e il suo prezioso lavoro giornalistico e critico.
L'introduzione del volume, firmata da Silvia Zoppi Garampi, fornisce l'occasione per guardare con uno sguardo d'insieme alla bella amicizia tra Gadda e Piccioni. Perché, in fondo, proprio di questo si tratta. Leggendo le lettere non solo si può vedere l'intimità che c'era tra i due, ma si può anche notare che le lettere di Gadda a Piccioni sono un'appendice della sua opera letteraria e di scrittura e a volte non sembra di leggere un epistolario, ma un'opera come Accoppiamenti giudiziosi.
Ad esempio, la lettera che dà il titolo al libro riguarda successi, ansie e fisime di Gadda che dice: «Ti sono grato con tutto il cuore della tua bontà e cortesia: credi che in questi giorni la continua, spietata mondanità letteraria non mi ha dato tregua, le incessanti e strane richieste di scritti, di autografi, le proposte di signore che vogliono da Losanna, da Pietra Ligure, da Venezia venirmi a sollevare lo spirito e a curare la casa sono piovute a grandine. E c'è per aria il premio Crotone e relative conseguenze! Col nuovo sole ti disturberò al telefono e sarà un piacere per me grande se potrò rivederti». Un genio di eleganza.
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