Quei maledetti, "divini" U2 la band più odiata al mondo

Il nuovo sport è sparare a zero su Bono e soci. Troppo cristiani e pro mercato per piacere ai conformisti dell'anticonformismo

Quei maledetti, "divini" U2 la band più odiata al mondo

Sparlare degli U2 in generale, e di Bono in particolare, è un nuovo sport internazionale. Andando a ritroso, partendo dalle ultime ore, leggiamo sui quotidiani irlandesi e inglesi la protesta degli abitanti di Belfast, città in cui la band sta girando il suo nuovo video, forse di Raised by Wolves , forse di Every Breaking Wave , brani entrambi provenienti dal nuovo - c'è bisogno di dirlo? - contestato album Songs of Innocence . La regia prevede scene di scontri di massa tra manifestanti e forze dell'ordine. Riapre così le recenti ferite dell'Irlanda del Nord. Intento (probabile) degli U2: rivivere le emozioni di Sunday Bloody Sunday (1983), a suo tempo criticatissimo successo. Commento della popolazione, rivolto al dublinese Bono, implicato in numerose iniziative umanitarie, dall'Africa all'Aids: «Basta lucrare sulle tragedie altrui».

Torniamo indietro di un paio di giorni. Il New Musical Express , il settimanale musicale britannico più influente, presenta un numero natalizio corredato dal seguente titolo: «Bono è finito?». Domanda retorica, visto che all'interno Songs of Innocence è demolito, e l'intera operazione con la Apple viene definita da Sleaford Mods, nuovi idoli «alternativi», come una roba da far prudere le mani perfino ai santi. In più c'è una finta lettera di Bono stesso a Obama all'insegna della satira più sulfurea.

Torniamo ancora un po' indietro. La joint venture con la Apple - noi U2 ti diamo il disco nuovo da regalare ai tuoi fedeli, tu Apple ce lo paghi - diventa un caso mondiale: rivoluziona la distribuzione, annienta il concetto di classifica di vendite, finisce automaticamente in svariati milioni di smartphone. Finito l'effetto sorpresa, comincia la valanga di insulti. Trattasi, secondo molti osservatori, di vera e propria violazione della privacy digitale. È come alzarsi alla mattina e trovare in frigorifero una bottiglia del latte non richiesta, infilata non si quando e non si sa da chi. Retromarcia degli U2, costretti a chiedere scusa ai fan via Facebook.

Torniamo a inizio mese, quando sono uscite le riviste musicali di fine anno. Nella abituale top ten dei dischi migliori del 2014 non c'è traccia degli U2, con l'eccezione di Rolling Stone Usa (primo posto). Per il resto Bono e soci sono ignorati, come fossero divenuti di colpo irrilevanti.

Se volessimo risalire lungo i decenni, incapperemmo nelle accuse di elusione fiscale per aver spostato i propri affari in Olanda, di affarismo per aver investito non sempre bene i propri soldi, di carrierismo smodato, di incoerenza con le proprie battaglie altruistiche, di intelligenza col nemico (Tony Blair e George W. Bush), di ipocrisia: Bono, facendo del bene agli altri, fa del bene soprattutto a se stesso.

Perché questa cattiva stampa per un gruppo che vanta comunque alcuni capolavori e ha appena chiuso con un sold out le prevendite della nuova tournée (in Italia a Torino a inizio settembre)? In realtà il difficile rapporto con i media, e la parte «intransigente» del pubblico rock, risale addirittura agli esordi, alla fine degli anni Settanta. All'epoca Bono, The Edge e Larry Mullen si definivano cristiani rinati e facevano parte di un gruppo di lettura della Bibbia piuttosto radicale. La fede non era sbandierata ma neppure nascosta: basta il titolo di uno dei primi successi, I Will Follow , Ti seguirò, una canzone sulla grazia (mollate tutto e seguitemi, dice Gesù nel Vangelo). Tra l'altro, l'unico brano che gli U2 eseguano in ogni concerto. Tra le canzoni bonus dell'ultimo album, c'è The Crystal Ballroom . È sull'incontro tra i genitori di Bono e recita: «La vita inizia dopo il primo sguardo, il primo bacio al primo ballo». Vorrà dire qualcosa, e qualcosa di cristiano? Nel mondo del rock regna il conformismo dell'anticonformismo: che impressione poteva fare una band imbevuta di Bibbia in mezzo a un branco di nichilisti della domenica? Era un autentico gesto di sfida, ripagato dalla stampa britannica con abbondanti dosi di sarcasmo. C'è altro. Bill Graham e altri cronisti irlandesi che videro passare gli U2 dalle cantine agli stadi sono concordi: Bono è certamente un abile manipolatore, come chiunque sia stato al vertice per decenni, ma fin da giovane era animato da spirito missionario. Se il rock non può cambiare il mondo perché fare rock? Era una domanda sincera, che portò quasi allo scioglimento degli U2 in coincidenza con l'uscita del secondo album, October (1981). Il successo, lungi dall'essere demonizzato, è sempre stato cercato, ma alle condizioni della band: avere il controllo sul lato artistico e potere quindi lanciare certi messaggi. Conoscendo i media, Bono capisce che le sue foto con George W. Bush sono una calamita per l'antipatia nei suoi confronti. Ma le lascia scattare lo stesso in nome di una causa. Per gli inglesi, gli U2 sono sempre stati irlandesi naïf. Per alcuni irlandesi, gli U2 sono sempre stati traditori della causa nazionalista: Sunday Bloody Sunday denunciava la violenza nell'Irlanda del Nord, tutta quanta, ma soprattutto quella terrorista dell'IRA. Infine c'è il dettaglio che fa infuriare la stampa politicizzata.

Guardate cosa ha detto di recente Bono in un'intervista apparsa su Rolling Stone , edizione italiana inclusa: «Prendiamo come esempio l'economia mondiale: se 20 anni fa mi avessero detto che il mercato sarebbe stato in grado di far uscire dalla povertà la gente, più dello sviluppo e delle attività umanitarie, non ci avrei creduto. Invece è andata così». Cristiano e in favore del mercato. Sarà per questo che Bono non è amato dai custodi del «verbo» rock?

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