"In quelle tenebre" le domande al Male

"Perché? Cosa hai fatto? Che cosa pensavi mentre lo facevi?"

"In quelle tenebre" le domande al Male

«Perché? Cosa hai fatto? Che cosa pensavi mentre lo facevi?»: domande semplici, quelle che verrebbero alla mente a ognuno di noi, se potessimo parlare con chi ha compiuto una mostruosità. Da queste domande è partito il regista Rosario Tedesco per l'adattamento di In quelle tenebre, il libro (pubblicato da Adelphi) che la giornalista inglese ebrea Gitta Sereny trasse dalle 70 ore di intervista che nel 1971 realizzò nella cella di Franz Stangl (nella foto), l'unico comandante di campi di sterminio portato davanti a un tribunale. Quelle domande, nel caso di Stangl appaiono le uniche in grado di poter dare una direzione, mai un senso, al Male. Saranno contenute in buste, chiuse, colorate, distribuite al pubblico all'inizio dello spettacolo, quelle domande: saranno gli spettatori a prendere la parola, quindi, interrogando Stangl come fece la Sereny mezzo secolo fa, nel tentativo di riportare la contemporaneità a quel momento, a quegli interrogativi e consentirle una possibilità di indagine. In scena domani sera a Milano alla Casa della Memoria, lo spettacolo partirà poi per una tournée tra Svizzera (il 27 gennaio, Giornata della Memoria, sarà a Locarno) e Italia, per toccare, il 31 gennaio, Palermo.

Comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka nel 1942-43 e in servizio anche in Italia, a Udine e Trieste presso la Risiera di San Sabba, Stangl sopravvisse alla guerra e ad alcune catture, oltre che al processo austriaco nel '47 come partecipante al «programma di eutanasia», fuggendo con la famiglia in Brasile. Venne arrestato definitivamente solo nel '67. La Sereny, dopo averlo intervistato interrogò la moglie e le figlie, seguì le tracce delle SS che furono con lui, ritrovò sopravvissuti di Treblinka e se è vero, come dice il sottotitolo della pièce, che «la verità è un intreccio di voci», solo la narrazione di chi ha varcato il confine dell'umano può, qui, illuminare l'orrore e dare alla comunità che interroga un rendiconto e una memoria.

Il pubblico prende dunque il posto della Sereny nel dramma in cui Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco, anche in scena, ci conducono alla cella di Düsseldorf, all'ultima verità recuperabile: verità davvero ultima, nel caso di Stangl, poiché, 19 ore dopo l'incontro con la Sereny, morirà d'infarto.

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