Inventing Anna è la nuova serie politicamente corretta

Da un articolo di giornale che ha fatto il giro del web, su Netflix arriva la storia vera di una donna che ha truffato l'alta società di New York. La "mamma" di Grey's Anatomy scrive la serie tv

Inventing Anna è la nuova serie politicamente corretta

Non esiste più l’intrattenimento semplice e fine a se stesso. Oggi, un prodotto che è nato e concepito per il piccolo schermo (soprattutto negli States), non è più rivolto solo a un pubblico che cerca un po’ di svago. Le serie tv sono diventate qualcosa di più. Ora si parla di politica, di cultura, di società e di tutti quei temi che interessano la contemporaneità. È un bene ma è anche un male. Tra i produttori e gli sceneggiatori c’è chi riesce a bilanciare le due anime di una serie tv, e c’è chi invece si lascia prendere troppo la mano lanciandosi in invettive e ritratti utopistici dei tempi che stiamo vivendo. Ed è Shonda Rhimes la capofila di un nuovo tipo di serialità che, in un modo o nell’altro, ha cambiato l’universo televisivo degli Stati Uniti.

Mamma di Grey’s Anatomy (serie giunta alla sua 18esima stagione), di Scandal (thriller politico ambientato tra le mura della Casa Bianca) e produttrice de Le regole del delitto perfetto e di Bridgerton, torna a scrivere di suo pugno una serie tv per Netflix. Inventing Anna, che arriva in streaming dall’11 febbraio, porta la firma di una tra le produttrici più celebri (e ricche) che vivono e lavorano negli States. Una serie pungente, che appassiona e che è ispirata a fatti realmente accaduti. Nei 10 episodi che compongono la prima stagione di Inventing Anna si racconta la storia (vera) di una giovane ragazza russa che si è finta un’ereditiera. Un fatto di cronaca che ha messo in moto una tra le inchieste giornalistiche più chiacchierate degli ultimi anni.

Dalla povertà della Russia agli hotel di lusso di New York, chi è Anna Delvey?

La serie tv di Netflix si muove su un doppio binario. Da una parte c’è la storia di Vivian (Anna Chlumsky), giornalista molto perspicace, e in concomitanza si pennella la storia folle e drammaticamente comica di una donna che, grazie all’influenza dei social network, è riuscita a farsi strada nell’alta società di New York. Anna Delvey (Julia Garner) è riuscita a diventare una truffatrice provetta, sfoggiando una vita dorata che si è costruita grazie al suo profilo Instagram. Finisce però nel mirino delle forze dell’ordine. E, in attesa del processo, Anna si lega a Vivian che è pronta a risolvere il più grade enigma che affligge l’alta società di New York, ovvero: chi è Anna Delvey?

Shonda Rhimes cerca di rispondere a tutte queste domande e, attraverso una narrazione incisiva, impreziosita da battute pungenti e personaggi forti riesce a fotografare tutto il falso perbenismo del mondo dei ricchi, mettendo in mostra quanto l’opulenza e il potere dei soldi –oggi- siano la principale merce di scambio per vivere sereni. La Inventing Anna del titolo è in realtà Anna Sorkin. Classe 1991, è nata in Russia ma cresciuta in Germina. Secondo la cronaca (e la fiction), è bollata dalle autorità come una tra le truffatrici più scaltre che hanno operato negli Stati Uniti.

L’articolo "bomba" che ha ispirato la serie tv

È stata la giornalista Jessica Pressler che ha ricostruito e denunciato la rete di inganni di Anna Delvey. Oggi anche produttrice della serie tv a fianco di Shonda Rhimes, è stata autrice per il New York Magazine di un articolo-inchiesta dal titolo "How Anna Delvey tricked New York’s Party People". Un articolo che ha fatto il giro del web, diventato uno tra i più letti e chiacchierati. Oggi è disponibile ancora sul sito della testata giornalistica ma inserito tra i contenuti a pagamento.

La giornalista ha ricostruito con dovizia l’operato di Anna, ripercorrendo il periodo tra il 2013 e il 2017, quando si è finta un’ereditiera dell’èlite di New York. Ha finto di essere una donna facoltosa con un patrimonio da 67 milioni di dollari e ottenendo il lasciapassare a cene ed eventi importanti. Condannata nel 2019 per tentato furto e furto di secondo grado, è uscita di prigione nel febbraio del 2021. È stata arrestata sei settimane dopo il rilascio dall’ICE, l’agenzia che controlla le frontiere e l’immigrazione, perché trovata senza visto in territorio americano. Ora potrebbe essere spedita in Germania, ma il caso è ancora aperto. Durante il processo, come ha riportato Il Foglio, la donna ha rigettato tutti i capi di accusa affermando che era giunta negli States solo per fondare un’associazione benefica a suo nome. Accesa è stata la difesa del suo avvocato. Ovviamente le prove delle sue truffe sono state molto influenti durante il processo.

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Cosa c’è da aspettarsi da Inventing Anna?

Poco o nulla da dire sulla nuova serie di Netflix. I fatti di cronaca sono molto lampanti. Ma, alla ricostruzione tesa e coinvolgente di una truffa costruita a regola d’arte, Shonda Rhimes riesce comunque a far emergere tutti i temi a lei cari. Come la capacità di tratteggiare personaggi dal grande appeal e come il saper mostrare un mondo in cui anche le donne riescono a tenere testa al "potere" degli uomini. Ma più di tutto, attraverso due storie intrecciate ma parallele – la giornalista che insegue la notizia e la vicenda di Anna – Shonda Rhimes gioca sui colpi di scena e sull’effetto sorpresa, creando un abile gioco di specchi in cui tutto può essere possibile. La grande pecca? È la lunghezza di ogni singolo episodio. Più di 60 minuti. Una vera “rapina”.

Una serie che fa molto rumore

Dicevamo dell’intrattenimento. Ormai, nell’epoca turbolenta che stiamo vivendo non esiste più una serie che possa fare solo il suo dovere di intrattenere il pubblico. Tutto diventa politica e satira. E da questo dualismo non sfugge neanche Inventing Anna. Ma era prevedibile. Fin da ora è una serie tv che sta facendo molto rumore proprio perché, ancora una volta, l’autrice di Grey’s Anatomy si è trovata di fronte a una storia complessa in cui è impossibile non prendere le parti di nessuno. Da una parte c’è una giornalista "sedotta" dal fascino di Anna, dall’altra c’è una truffatrice che sa di aver sbagliato ma è incurante del pericolo. Due donne diverse, forti, che si amano e si odiano allo stesso tempo.

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Shonda Rhimes si conferma la "paladina" del politicamente corretto

Temi complessi, storia accattivante, dialoghi ferrati. La Rhimes torna a parlare al cuore (e alla pancia) del popolo americano raccontando di un mondo in cui per tutti c’è una seconda possibilità, e in cui ognuno può trovare la propria strada. Ma non sempre l’idea portata avanti da Shonda corrisponde alla realtà. Come in Inventing Anna e in molte delle serie tv a cui ha lavorato, l’autrice ha fotografato ancora una realtà quasi idilliaca, dove ad esempio c’è spazio per le donne (anche di colore), alla comunità LGBTQ, dove si denunciano i soprusi della politica e dove si combatte per un diritto alla sanità per tutti. È anche giusto denunciare i malesseri che, purtroppo, stanno avvelenando i tempi che stiamo vivendo, ma bisogna stare molto attenti al modo in cui vengono raccontate queste denunce.

Bisogna capire che l’America non è mai stato il Paese dei balocchi. Quel sogno americano non è mai esistito e si infrange troppo spesso contro gli scogli della burocrazia. E Shonda Rhimes lo sa fin troppo bene. Incurante di tutto e persino delle critiche (che a suo carico sono tante e molto pungenti), continua la sua corsa verso il politicamente corretto, verso quell’immagine di una società pulita in cui si patteggia per il buono e il cattivo, per il reietto e per il ricco, per il diverso e il normale, dove tutti vivono in comunione con tutti.

Peccato che il mondo non funziona così. È come un serpente che si mangia la coda. Non c’è solo la Rhimes, oggi ci troviamo di fronte a una serie di scrittori e autori tv che seguono l’onda (disturbante) del politically corret.

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