Chi è il pazzo nel mondo d'oggi? Chi esplora la follia o chi si nasconde dietro a una maschera in nome di una rassicurante «normalità»? Queste le domande cui causticamente cercano di rispondere a ritmo rock i Jaspers (nella foto, che non a caso prendono nome dal filosofo e psicanalista tedesco Karl Jaspers). Fondono il loro sound - ora rifinito da tocchi elettronici, ora più vicino al pop, ora fatto di ballate intimiste - con la teatralità dei loro costumi. Uno è travestito da robot (con tanto di lunga maschera antigas), uno da cavia, uno da supereroe, uno da businessman, un altro da inserviente e l'ultimo da dottore: «quello che si rivela essere il più pazzo di tutti», raccontano i Jaspers, che hanno costruito tutto questo per «ricreare un manicomio e per riflettere sulle follie del mondo. Ognuno di noi ha le sue manie e, sapendo che non si possono guarire, ci interroghiamo su cosa sia la pazzia e la normalità».
Mondocomio è l'album con cui questi sei ragazzi milanesi, riunitisi per caso in una band (dopo aver studiato insieme al Centro Professione Musica di Franco Mussida della Pfm) cercano di crearsi il loro spazio nel panorama pop rock italiano. «Il nostro sogno sarebbe quello di vivere della nostra musica. Di trasformare il rock nel nostro vero lavoro mentre adesso facciamo tutti dei lavoretti part time. Teniamo parecchi concerti in Lombardia e per ora ci siamo spinti fino ad Asti, abbiamo un video in rotazione a Rock Tv: abbiamo tanta strada da fare ma ci crediamo». Se chiedi le loro fonti di ispirazione rispondono: «Ognuno ha le sue; ci abbeveriamo a diversi generi cercando di essere autarchici, ciò che temiamo più di tutto è che il nostro sound assomigli troppo a quello di altri».
Obbligati a definirsi ci pensano su e suggeriscono: «Il nostro è rock pazzo e teatrale, un progressive moderno con un tocco di pop».
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