Stupri, violenze e incesto: il dramma che ha ispirato Room

Room è una pellicola che è ispirata a un orribile fatto di cronaca nera su un uomo che segregò e violentò la figlia per ben 24 anni

Stupri, violenze e incesto: il dramma che ha ispirato Room

Room è il film basato sul romanzo di Emma Donoghue dal titolo Stanza, letto, armadio, specchio che va in onda questa sera alle 21.15 su Iris. La pellicola, che è ispirata a un terribile fatto di cronaca nera, ha portato la protagonista Brie Larson a vincere il premio Oscar come miglior attrice protagonista.

Room, la trama

Jack (Jacob Tremblay) è un bambino di cinque anni che vive insieme alla madre, Ma' (Brie Larson), che non ha altra priorità se non quella di accudire il figlio e fargli assaggiare il sapore della felicità, anche in una situazione fuori dall'ordinario. Ma', infatti, è tenuta prigionieria in un seminterrato e l'unica cosa che può fare per suo figlio è cercare di trasformare un ambiente grigio e limitato in una finestra su un mondo pieno di storie e di scoperte. Tuttavia Jack comincia a sentire troppo stretta la stanza e le sue domande si fanno troppo grandi per una donna che ha subito violenze e soprusi e che, lentamente, comincia a organizzare un piano di fuga.

La vera storia che ha ispirato il film

Room è una pellicola di finzione che, tuttavia, prende ispirazione da un terribile fatto di cronaca avvenuto in Austria e venuto alla luce solo nel 2008. La storia è quella di Josepf Fritzl, conosciuto ora con il nome di Mostro di Amstetten, che segregrò e stuprò la figlia per 24 anni. Come si legge sulla ricostruzione fatta da Fanpage, nell'agosto del 1984 Josef e sua moglie Rosemarie denunciarono la scomparsa della figlia Elisabeth che aveva lasciato la casa e la città per seguire una setta che le aveva fatto il lavaggio del cervello. L'allontanamento volonario della ragazza venne ritenuto verosimile dalle autorità, anche perché Elisabeth già due anni prima aveva provato a scappare di casa, per poi essere fermata in autogrill ed essere ricondotta nella casa paterna, nonostante la ragazza avesse denunciato una condizione invivibile e la paura di morire se fosse tornata a casa. La bugia di Josef convince tutti, compreso il vicinato, così nessuno sospetta che Elisabeth non sia affatto scappata di casa, ma viva reclusa nel rifugio antiatomico che Josef costruì con le sue mani sotto la proprietà.

Una vera e propria cella isolata dal resto del mondo, a cui può accedere solo il padre-mostro e che costringe Elisabeth a vivere in una notte costante, dove le ore vengono intervallate dalle sole visite del padre che la picchia e la stupra, sempre senza preservativo. Otto anni dopo la presunta fuga di Elisabeth sulla porta dei coniugi Fritzl viene lasciato un bambino: nell'opinione comune si diffonde l'idea che Elisabeth abbia avuto un figlio all'interno della setta e che, incapace di prendersene cura, lo abbia abbandonato dai nonni. La scena si ripete altre due volte, nel 1994 e nel 1996, quando i vicini cominciano a sospettare che quei bambini non siano figli di Elisabeth, ma forse di un'amante di Josef. Nessuno, però, avrebbe potuto sospettare che l'amante era la figlia stessa dell'uomo, una ragazzina e poi una donna costretta a vivere a pochi metri dalla casa in cui era cresciuta, senza poter contare sull'aiuto di nessuno e costretta a perpetrare l'incesto. Seviziata per anni e stuprata quasi ogni giorno, la donna metterà al mondo sette figli, Kerstin, Stefan e Felix, che furono costretti a vivere con lei nel bunker. Lisa, Monika e Alexander vennero invece "fintamente" abbandonati sulla porta dei genitori e cresciuti da Josef e Rosemarie. Un destino tragico toccò invece all'ultimogenito, Michael: il bambino presentò immediatamente dei problemi respiratori che rendevano incerta la sua sopravvivenza. A nulla servirono le richieste e le preghiere di Elisabeth affinché il piccolo venisse portato in ospedale. Josef Fritzl non acconsentì e il bambino morì, prima di essere dato alle fiamme da colui che era sia suo padre che suo nonno.

Il punto di svolta nella triste vicenda di Elisabeth avvenne nel 2008, quando la figlia Kerstin, che ormai aveva 19 anni, cominciò a stare molto male e Elisabeth riprese a pregare il padre affinché la portasse in ospedale. Come scrive Repubblica, Elisabeth ricordò: "Kerstin stava molto male da giorni. Io lo supplicavo di fare qualcosa. Ha accettato di chiamare un medico perché a un certo punto sembrava morta.L'ho aiutata a portarla su e l'abbiamo adagiata sul divano. Dietro la porta ho sentito delle voci . Mia madre, i miei figli che vivevano sulla terra, parlavano sottovoce. Mi è parso che capissero cosa stava succedendo. Non ho avuto il coraggio di chiamarli. Poi mi ha riportato di sotto". A quel punto Josef Fritzl obbliga la figlia a scrivere una lettera ai medici per spiegare la malattia della figlia: è dall'ospedale che arriva un appello alla madre della ragazza in fin di vita. Elisabeth riesce a convincere il suo stupratore a condurla in ospedale dove, in breve tempo, i medici comprendono che c'è qualcosa che non va.

Josef viene finalmente smascherato e solo dopo che la polizia minaccia di sfondare le mura della cantina accetta di consegnare il codice di accesso per poter trarre in salvo i ragazzi che vi erano ancora reclusi. Come scrive Le Monde, il mostro di Amstetten venne infine condannato all'ergastolo e internato in una struttura psichiatrica.

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