Rubini gioca le sue carte per una "Palma" magiara

L'attore recita nel film dell'ungherese Ildiko Enyedi: "Credo nei film artigianali e veri"

Rubini gioca le sue carte per una "Palma" magiara

da Cannes

«Non sono un rissoso, né un ambiguo e tanto meno un imbroglione, però sono i caratteri che ho recitato più spesso. Ecco, il cinema ha questo, di strano. Si può essere quello che nella realtà non si è. E, pur non essendolo, devo averlo saputo far bene se continuano a chiedermelo». Sergio Rubini è ironico e brillante nel giudicare il personaggio che lo ha portato a Cannes, un faccendiere che azzarda una scommessa con un capitano di fregata. «Sposeresti la prima donna che entra in questo caffé» dice il primo. L'altro lo prende in parola e ad entrare è Léa Seydoux, costretta a disertare il Festival perché positiva al covid nelle ultime ore. Ebbene, se la sorte accoppia il marinaio a una creatura di fascino, la loro storia d'amore finirà per trascinarli alla rovina. L'ignoto avventore, invece, la rovina l'avrà sentimentalmente perché riuscirà solo ad accumulare denaro. La regista l'ha definito «una lettera d'amore di una donna a uomini imperfetti» ma lui la corregge «di una donna imperfetta a uomini imperfetti». Perché, di amare, nessuno è capace davvero.

«Sono destinato a fallire, insomma. Perché il sentimento prima o poi travolge tutti ma il naufrago del cuore entra nel mito e realizza se stesso. L'altro invece perde tutto, pur accrescendo le sue sostanze, ritratto dell'effimero». The story of my wife, film ungherese di Ildikò Enyedi, trionfatrice a Berlino nel 2017 con il bellissimo Corpo e anima, è coprodotto da Palosanto films e Raicinema. Come Rubini sia finito in un film magiaro non lo sa nemmeno lui. «Probabilmente qualcuno mi ha segnalato e devo essere piaciuto, perché il mio personaggio - assente in una prima fase di sceneggiatura, ma presente nel libro che ha ispirato il film con il profilo di un greco - è stato aggiunto subito». A dimostrazione che la creatività ha ancora frontiere da esplorare e, di registi-autori ne esistono ancora. «Oggi i film sono un prodotto. Una cosa. Un oggetto commerciale. Per Ildikò sono una creazione dell'ingegno. Artisti come lei salveranno il cinema».

Le passerelle calcate ieri sera da Rubini sono state attraversate pure da Margherita Buy che c'è chi dà addirittura per candidata alla palma femminile anche se è presto per le ipotesi. «Sono il primo tifoso di Margherita. Ogni premio che riceve mi dà gioia. Avendola scoperta e valorizzata, leggo il suo successo come una conferma di averci visto lungo. Il mio innamoramento per lei è artistico prima di essere stato sentimentale. Però abbiamo un patto. Parliamo di tutto tranne che di Nanni Moretti. Quindi, io non so nulla».

E nemmeno vuol toccare un tasto caro come il film che sta portando in sala sui De Filippo. La correttezza di Rubini gli impedisce di usurpare un palcoscenico che non è il suo per rovinare due perle in un colpo solo. Tuttavia è ben impresso il precedente di Cannes.

«La prima volta venni con Fellini per Intervista. Ero timido e allora - era l'87 - i paparazzi aspettavano gli artisti all'aeroporto. La Masina mi prese per un orecchio per farmi scendere dalla scaletta insieme a loro».

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