
“La mia storia è come uno scorpione, ormai ti ha punto”, Sacred Games è una confessione da decifrare.
L’apertura del pilot, con una sequenza al rallenty e il particolare accento inglese di uno dei protagonisti, è il primo momento in cui la curiosità dello spettatore si fa sentire e fa ben sperare nella nuova serie originale di Netflix.
Sacred Games è ambientata in India, a Mumbai, e racconta la vicende che vedono protagonista Sartaj Singh, uno dei pochi poliziotti onesti rimasti in città. Nonostante gli ideali trasmessi dal padre, Sartaj fino a quel momento ha arrestato solo un borseggiatore ed è isolato dai colleghi, inclini alla corruzione. Sacred Games ha quindi tutte quelle caratteristiche che la rendono un thriller tendente al noir, questa volta però made in Bollywood.
Proprio a causa della sua integrità, Sartaj viene contattato dal criminale più ricercato del Paese, Ganesh Gaitonde, il quale gli pone subito una domanda che risuona come un’avvertimento: “Credi in Dio?”. Il super ricercato Gaitonde cerca la sua attenzione e lo avverte: tra 25 giorni avverrà qualcosa di catastrofico per tutti e solo lui può salvare la città. Nel cercare di convincerlo a seguire le sue indicazioni, Gaitonde racconta la sua infanzia e la scalata ai vertici della criminalità a Mumbai.
Da una parte quindi l’elemento religioso con i deliri di onnipotenza già presenti in apertura del primo episodio, dall’altro invece quello narrativo con il racconto della criminalità a Mumbai e l’ascesa di Gaitonde. Nel complesso quindi una confessione da decifrare per capire cosa accadrà tra 25 giorni e per dare un senso a quanto si vede nel primo episodio.
Sacred Games è una piacevole scoperta che ci porta al di fuori delle note location a cui siamo abituati.
Il risultato è una serie tv che incuriosisce con un mix di ingredienti - tra cui le pregevoli interpretazioni - che portano a un risultato di qualità, ben più delle altre esperienze internazionali prodotte da Netflix, come The Rain, avvicinandosi invece a serie come Dark oppure The OA.Da vedere, per la trama ben costruita e per cambiare lo sfondo culturale in cui si svolgono i soliti polizieschi.
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