La sua polemica sulla mancata vittoria al Festival di Sanremo ha incendiato le platee del web. Ora in vista del suo album "Colpa Delle Favole", Ultimo mette in chiaro la sua posizione e lo fa in un’intervista fra le pagine di Vanity Fair.
"Mi hanno dato del coatto, fascista, omofobo, ma la verità è che non sono niente di tutto questo – afferma Ultimo-. Io di politica non ne so, e le generalizzazioni, come le strumentalizzazioni, mi amareggiano. Ho agito d’istinto, ed esprimersi d’istinto è pericoloso. Ma è il mio carattere: schietto, incontrollabile. Sto lavorando per migliorare. Chi più chi meno, siamo furbi, ci aggiustiamo a seconda di chi abbiamo di fronte; io no: reagisco di pancia, sbrocco."
Ultimo apre anche una parentesi sulle graffianti critiche che ha rivolto verso Mahmood, il vincitore del Festival, e afferma: "Non ho chiesto scusa. Ho pensato che chiedendo scusa sarei tornato a far parlare di me ma non della mia musica. Con lui non ho nessun problema."
E perché il nome Ultimo? "Successe in un bar di San Basilio, la borgata romana da cui vengo. Con un gruppo di amici ci eravamo chiamati Les Misérables, dal romanzo di Victor Hugo.
Al singolare suonava brutto, “miserabile”, così è venuto da sé Ultimo: che ce l’ha con tutti, ma non ce l’ha con nessuno – rivela -, e per essere nato con la predisposizione a sentirmi colpito, un bersaglio incompreso," conclude.Il 4 luglio inizierà anche il suo tour negli stadi che culminerà in una data allo Stadio Olimpico di Roma.
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