Anche le leggende possono avere delle macchie. Per quasi sessant'anni una menzogna aveva sfigurato uno dei più fulgidi miti dell'Italia del '900. Ma oggi forse una fiction contribuirà alla diffusione della verità. «Ho saputo quasi per caso che la Rai stava girando una miniserie sulla conquista del K2. Nessuno mi aveva consultata. Spero che questo film racconti il vero; perché altrimenti offenderebbe la memoria di Walter Bonatti». Ma le preoccupazioni di Rossana Podestà (l'attrice famosa negli anni 60, compagna di vita del grande scalatore, scomparso nel 2011) stavolta sono inutili. K2 La montagna degli italiani - miniserie in onda lunedì e martedì su Raiuno - si basa proprio sugli atti del processo che, dal 1964 in poi, ristabilì quella verità. Finalmente divenuta storia.
Il 31 luglio del 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli piantavano la bandiera italiana sulla vetta della seconda montagna più alta del mondo. Ma lo facevano abbandonando al gelo Bonatti, che intanto era tornato indietro per recuperare le indispensabili bombole ad ossigeno, e che non trovando più i compagni all'appuntamento stabilito, rischiò la morte in una notte passata a meno quaranta gradi. «Siamo certi che il nostro lavoro soddisferà la signora Podestà - conferma Paolo Logli (sceneggiatore in coppia con Alessandro Pondi) -. E che finalmente la verità sarà ristabilita anche a livello popolare». Perché appunto questo è K2: il racconto, dalle epiche cadenze d'un romanzone popolare, di un'amicizia messa alla prova dalla roccia e dal ghiaccio. E infine tradita.
«Ho sentito subito la responsabilità di contribuire al ristabilimento dell'onore di Bonatti in una forma che fosse nazional-popolare», commenta Marco Bocci (che lo interpreta nella fiction). «Anche se Compagnoni non chiarì mai del tutto i motivi del suo agire», lo difende Massimo Poggio, che gli presta il volto. E a dimostrare quanto l'antica disputa sopravviva ancora, perfino al gelo di quelle eterne cime, il tentativo di Michele Alhaique di trovare una giustificazione per il proprio personaggio: «Lino Lacedelli certo rischiò di assassinare Bonatti. Però è anche vero che il capocordata era Compagnoni; che lui doveva ubbidirgli; e che a quelle altezze il cervello non funziona allo stesso modo che in pianura». Un mare di neve e un turbinìo di nuvole ha avvolto il set, piantato sui 3500 metri del ghiacciaio tirolese di Solden; un'accurata ricostruzione delle essenziali attrezzature alpiniste degli anni '50 ha contribuito a mixare, senza troppo stridore, le immagini reali a quelle della fiction.
Inoltre gli attori hanno dovuto sottoporsi ad autentici e massacranti turni alpinistici. Anche per questo, per realizzare K2, «che certo appartiene ad un genere spettacolare ed epico assai poco frequentato dalla fiction italiana» (come analizza Tinni Andreatta, direttrice della fiction Rai), è stata necessaria una coproduzione con la più esperta tv austriaca. Che per le suddette ragioni ha affidato la regia al tedesco Robert Dornhelm. «C'è poi un altro aspetto di questa storia, così appassionante da apparire quasi inventata, che la rende ancor più straordinaria - osserva Logli -: ed è il suo stampo quasi shakespiriano. In fondo è una magnifica metafora della lotta per il potere. Due uomini combattono fianco a fianco per salire in cima, ma si contrastano al momento di toccare la vetta.
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