Con largo anticipo sulle festività natalizie è uscito nelle sale "Lo Schiaccianoci e i quattro regni", live action Disney basato sul classico senza tempo scritto nel 1816 da E.T.A. Hoffmann, “Lo schiaccianoci e il Re dei topi”, e ricordato dai più grazie al balletto omonimo con le immortali musiche di Čajkovskij.
Costato 130 milioni di dollari, il film è stato realizzato dallo svedese Lasse Hallström (Le Regole della Casa del Cidro, Chocolat) e dall’americano Joe Johnston (Jurassic Park III, Captain America) e ha per protagonista una ragazzina che ricorda, a un tempo, Alice nel paese delle meraviglie e la Dorothy de Il mago di Oz.
Clara (Mackenzie Foy), questo è il suo nome, si trova a vivere la prima Vigilia di Natale senza la madre, da poco deceduta. Durante l’annuale festa natalizia del suo padrino (Morgan Freeman) segue un filo d'oro che la conduce in un mondo fantastico, suddiviso nel Regno dei Fiocchi di neve, nel Regno dei Fiori, nel Regno dei Dolci e nel Quarto Regno. Quest'ultimo, un tempo chiamato Regno dei Divertimenti, è in balia dell’ostile Madre Cicogna (Helen Mirren) e sembra sul punto di dichiarare guerra agli altri tre. Sarà proprio Clara, scopertasi principessa di quel luogo magico, a tentare di riportare armonia, aiutata dal soldato Philip (Jayden Fowora-Knight).
I costumi di Jenny Beavan e la scenografia di Guy Hendrix Dyas appagano visivamente, le musiche di Čajkovskij (rivisitate dal compositore James Newton Howard) sono un incanto, eppure non c’è vero palpito. Dopo un inizio accattivante, la vicenda si fa sempre più artefatta e stucchevole. La Fata Confetto impersonata da Keira Knightley è insopportabilmente caricaturale, vittima di una caratterizzazione monodimensionale che accomuna tutti i personaggi a eccezione di quello di Clara, cui la giovanissima Mackenzie Foy dona movenze regali e bellezza fiabesca.
Nonostante ci troviamo in un mondo ricco di insidie e pericoli, mancano tensione ed epicità. Lo sfarzo visivo della messa in scena appare fine a se stesso, così come l’intermezzo danzante della ballerina classica Misty Copeland (e l’omaggio al capolavoro animato “Fantasia” del 1940). La rivisitazione poi, a livello narrativo, si spinge fino a relegare lo Schiaccianoci del titolo a mera figura di contorno, una scelta senz’altro infelice.
Il messaggio è edificante, come sempre nelle pellicole Disney, e concerne in questo caso l’importanza degli affetti e la necessità di acquisire autoconsapevolezza e fiducia nelle proprie capacità. Lodevole. Peccato che venga enunciato in maniera tanto didascalica.
Per quanto siamo di fronte alla perfetta sintesi tra l'universo disneyano, il racconto di Hoffmann e il balletto
di Čajkovskij e ci si trovi immersi in un serbatoio di creatività davvero suggestivo, per provare un tuffo al cuore forse bisognerà aspettare il ritorno di Mary Poppins, ossia il film Disney in uscita alla fine dell’anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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