"Sergio Leone voleva togliermi ​il finale di Per un pugno di dollari”

L’aneddoto inedito di un sodalizio straordinario rivelato dal Maestro in un incontro con il pubblico a Trastevere: "Dissi a Leone che allora non avrei fatto il film"

"Sergio Leone voleva togliermi ​il finale di Per un pugno di dollari”

È il maestro che si inchina davanti alla folla, come se fosse la sua orchestra. E tutta la scalinata lo applaude alzandosi in piedi, nella notte di un piccolo Oscar trasteverino, una serata speciale a viale Glorioso dedicata a Sergio Leone lungo quella scalinata che tanto piaceva al regista di spaghetti western. Il maestro Ennio Morricone, Oscar 2016, abito scuro e camicia nera a righe, ha presentato il primo di una rassegna di sei film dedicati a Leone, C’era una volta in America, e con l’occasione ha parlato molto del suo rapporto con l’amico Sergio, compagno di classe di terza elementare a viale Trastevere, ma soprattutto ha raccontato un aneddoto privatissimo, che ha divertito il pubblico: in Un pugno di dollari “Sergio voleva togliermi il finale”, mettendo una specie di canzonetta che aveva fatto ascoltare il montatore. Al che Morricone, uomo pacifico ma orgoglioso, gli rispose: “Allora non faccio più il film”. Il sodalizio tra il geniale padre del western anni 60 e il più famoso compositore italiano di cinema al mondo nacque dunque da uno screzio, da una rottura iniziale, da cui Morricone, ha raccontato il maestro alla folla radunata sulla scalinata di Trastevere, ne venne fuori con una sorta di trabocchetto. “Arrivammo al duello finale – racconta quindi Morricone - con Clint Eastwood e…come si chiama l’altro attore?”. “Volontè!”, suggerisce la folla ridendo. Il montatore propose una musica che non c’entrava niente e che piacque molto a Leone. “Sergio ma tu mi togli il finale? Gli dissi. Non è possibile che io faccia un film dove mi si toglie la scena finale”. E lui: “Fa quello che te pare”. A quel punto Morricone però non lo mollò. In quel caso sarebbe forse cambiata una parte della cinematografia mondiale. Prese invece un pezzo che aveva scritto per un film americano cantato interpretato in televisione da una cantante di colore bravissima e “lo feci sentire a Sergio”. “Bellissima, mi disse. Ma io non gli dissi che l’avevo scritta io”.

Leone “voleva l’imitazione di quel pezzo”. Morricone lavorò con il trombettista riadattando il brano e “a Sergio piacque”. E dunque anche il finale fu suo e l’amicizia e il sodalizio professionale continuarono come sappiamo. Leone, ricorda ancora Morricone, era “maniacale per cercare il suono giusto, il livello giusto, il rapporto tra i suoni. Mi ricordo che in C’era una volta il west fece rifare lo scontro dei treni ai rumoristi quattro o cinque volte”. Le tre parole con cui lavorava erano: “Energia, spazio, tempo”. Leone era molto attento all’”astratta importanza della musica del film. Andava due o tre mesi a fare il mixaggio, non finiva più”. Ma era anche ossessionato dal ritorno dei suoi film sul pubblico. Durante una proiezione privata di Giù la testa “quando vide mio cognato che si era alzato, mancavano cinque minuti, decise di tagliare il finale. L’edizione italiana di Giù la testa è stata tagliata da Sergio per quell’alzata di mio cognato”. Lavorava con “grande passione” e con quella sua “decisione incerta. Era preoccupato che il suo prodotto arrivasse bene alla gente, ma che avesse la dignità che lui voleva dare al suo film”. Molti ragazzi, dopo questa breve introduzione, hanno inseguito Morricone fino alla macchina prima che se ne andasse, una studentessa universitaria ha utilizzato per l’autografo la ricevuta di un esame appena svolto. Poi tutti con le cuffie a guardare C’era una volta in America, in un silenzio assoluto. L’iniziativa della scalinata di viale Glorioso è stata organizzata infatti dai “Ragazzi del cinema America”, un gruppo di giovani che ha vinto il bando per la gestione della Sala Troisi di Trastevere e che sta trascinando in piazza migliaia di persone con il cinema all’aperto, per portare cultura negli spazi vuoti di Roma, quegli spazi dove i locali chiudono a una certa ora e i ragazzi bivaccano.

Ogni sera ci saranno due proiezioni, si andrà avanti per una settimana fino alle cinque del mattino. In questo modo gli abitanti di viale Glorioso potranno godersi finalmente il silenzio e, volendo, ascoltare i film in streaming con le cuffie.

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