È sempre un piacere ascoltare Paolo Bonolis, soprattutto quando affronta con una battuta la sua vita privata, i ricordi del passato e il modo tutto personale che ha di fare televisione. Ospite di Pierluigi Diaco a Io e te, il conduttore romano si racconta a ruota libera e senza peli sulla lingua. Bonolis non è vittima dell’imbarazzo che ad inizio puntata ha ammesso di provare quando è ospite di altre trasmissioni: ammette di essersi potuto permettere di essere una “persona per bene” grazie al lavoro, alla buona sorte e alla famiglia.
Al centro della chiacchierata c’è il suo modo di fare televisione: spesso bollato come trash dalla critica, ma sempre contro il perbenismo, l’ipocrisia e il conformismo del piccolo schermo italiano. Il suo obiettivo resta quello di desacralizzare ciò che viene stupidamente sacralizzato. “La televisione – spiega il presentatore – è un luogo dove purtroppo, da un po’ di tempo a questa parte e forse anche a causa di un eccesso di politically correct che viene utilizzato, si cammina troppo sulle uova, si ha paura a essere spontanei, e quindi ci si affida a dei codici preconfezionati, e ci si comporta quasi tutti allo stesso modo”.
Dall’1 ottobre 2019 è nelle librerie Perché parlavo da solo, una singolare autobiografia (edita da Rizzoli) il cui il conduttore, per la prima volta, svela il suo mondo oltre lo schermo. I proventi delle vendite vanno al Ce.R.S., una onlus che offre, in assoluto regime di gratuità, aiuti concreti ai bambini diversamente abili e alla loro famiglie. In questo diario intimo e ironico, Bonolis esalta il valore della solitudine, un sentimento che i ragazzi stanno perdendo.
“I giovani oggi – ammette il presentatore – vengono telecomandati nella loro quotidianità, dagli smartphone… anche da genitori particolarmente ossessivi, che scandiscono la loro giornata con una posologia quasi da campo di concentramento, perché è impressionante le cose che devono fare! Quasi che la noia non debba toccare la loro vita, mentre è nella noia e nella solitudine che uno tira fuori se stesso per cercar di sgusciar fuori da una situazione che lo vede da solo, e da solo si costruisce la propria personalità”.
Paolo Bonolis, incontro con Vianello… al gabinetto
Nel libro Bonolis racconta alcuni incontri speciali che ha avuto la fortuna di fare nella sua carriera: quello più divertente di tutti fu con Raimondo Vianello. Con quest’ultimo la circostanza fu davvero particolare: i due si trovarono insieme al gabinetto, di fronte ad un orinale, nella notte del Telegatti. Vianello, con il suo umorismo surreale, gli disse: “Bonolis, che piacere! Spero che ora non ci si debba stringere la mano!”.
Tra tutte le sue altre influenze, che vanno da Totò a Gianfranco Funari e Corrado, la più significativa è quella di Alberto Sordi. Dell’attore Paolo ama soprattutto quello che definisce il “cinismo buono”, tutto romano. “È un cinismo – spiega – che ti aiuta a superare con leggerezza le difficoltà dell’esistenza”. E a proposito racconta uno spassoso aneddoto: una volta stava andando a comprare il giornale al papà, che stava male e ormai viveva i suoi ultimi giorni. Di ritorno dall’edicola, si ritrova davanti un signore di 50 anni con un bambino di due anni che teneva per mano. “Fa per attraversare sulle strisce – racconta Bonolis – e una macchina gli inchioda a un centimetro dal femore. Questo non ha fatto una piega. Ha sollevato sto ragazzino, che stava così… appeso e gli dice: ‘Si nu era er mio to ‘o tiravo!’”.
Al rientro dalla pubblicità, Bonolis ha familiarizzato con Ugo, il cane bassotto di Diaco presente in studio. A proposito di animali domestici, il conduttore confessa che una delle sue prime litigate con la moglie è avvenuta perché lei e i figli volevano il gatto. “Mi sta bene – ammette il presentatore –, però il primo atto d’amore nei confronti del gatto è stato tagliargli le palle! Non si castra un animale... cioè, il gatto può fare quattro cose nella vita: mangia, dorme... la prima cosa zac! L’ho vissuta malissimo!”. Ora il gatto gli fa tenerezza ma non perdona la sterilizzazione. “Ma io voglio vede’ se te lo fanno a te! – rimprovera a Diaco – Ma non ha senso... è come dire, teniamo Diaco in Rai, però metti che si riproduce... e via, zac!”.
Sul finire del programma, Bonolis ripercorre le sue esperienze al Festival di Sanremo – confessa che nessuno voleva Sincerità, il brano di Arisa che trionfò nella sezione Nuove Proposte nel 2009, perché dicevano che era una canzonetta – e rivela che, nonostante la sua vena esibizionistica, è stato sempre molto timido sin da bambino.
“Quando andavo alle feste da ragazzino – confida –, stavo sempre in un angoletto. Anche oggi, non vado mai alle feste perché mi inquieta questa cosa. Aver trovato, fortunatamente, questa opportunità di lavoro, mi ha permesso di tirare fuori questo utilizzando l’alibi della professione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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