Pochi momenti della Storia italiana sono stati studiati come il 28 aprile 1945. Le modalità dell'uccisione di Benito Mussolini e di Claretta Petacci hanno scatenato da sempre i dubbi degli storici. Esiste la versione ufficiale raccontata dal comandante Valerio (Walter Audisio) ed esistono svariate altre ricostruzioni e testimonianze, come quella del partigiano «Giacomo» (al secolo Bruno Giovanni Lonati, morto nel 2015) che attribuisce l'uccisione del Duce ad agenti inglesi. Diventa così molto difficile avere certezze su cosa sia davvero successo al Duce e a Claretta. Colpiti a morte davanti a Villa Belmonte (Giulino di Mezzegra)? Uccisi per sbaglio a Bonzanigo da un gruppo di partigiani comandati da Luigi Longo? Colpiti a morte con freddezza dagli uomini del colonnello John, misterioso 007 inglese, che cercavano il carteggio tra Mussolini e il Primo ministro britannico Winston Churchill? O si dovette mascherare il suicidio di Mussolini compiuto col cianuro?
Difficilmente dopo tutti questi anni si arriverà ad una verità accettata da tutti. Di certo la scia di sangue sul lago di Como non si è esaurita con la morte del Duce e non ha riguardato soltanto i fascisti. Un certo numero di partigiani coinvolti nel sequestro della valigia piena di carte che il Duce portava con sé ha fatto una brutta fine. E tutti gli indizi sembrano indicare tra i carnefici i partigiani più ideologizzati delle Brigate Garibaldi.
Luigi Canali, noto come il Capitano Neri, Capo di stato maggiore della 52esima Brigata Garibaldi, scompare il 6 maggio del 1945. Si era duramente opposto ai tentativi di appropriarsi dei beni sottratti ai gerarchi fascisti. Giuseppina Tuissi, nome di battaglia partigiano «Gianna», fa troppe domande su che fine abbia fatto Neri a cui era intimamente legata. Scompare anche lei il 23 giugno 1945. Testimoni sostengono di averla vista in compagnia di sconosciuti vicino a Pizzo di Cernobbio e di aver sentito degli spari. Poco dopo il 5 luglio riemerge, invece, dal lago il corpo di Anna Maria Bianchi, amica e confidente della Tuissi, annegata dopo essere stata torturata e ferita con due colpi di rivoltella. Lo stesso giorno è ritrovato anche il cadavere di uno dei custodi notturni di Mussolini e della Petacci, il partigiano Giuseppe Frangi, detto «Lino», mentre la notte successiva Michele Bianchi, padre di Anna Maria, è ucciso con due colpi alla nuca. E questi sono solo alcuni dei possibili misteri collegati al carteggio di Mussolini.
Il regista e sceneggiatore Renzo Martinelli nella sua carriera ha spesso affrontato scottanti tematiche sociali e di attualità, come in Ustica, Vajont, Piazza delle Cinque Lune. Ora arriva in allegato con il Giornale il suo romanzo Kill Benito (in edicola da domani a 8,50 euro oltre al prezzo del nostro quotidiano). Martinelli si prende tutte le libertà che è giusto si prenda un narratore ma ricostruisce le vicende di Mussolini, di Neri e di Gianna con perizia e grande analisi delle fonti storiche. Il risultato è una narrazione avvincente che mette a confronto le varie «verità» per concentrarsi poi su una pista particolare, forse la più inquietante. Non è giusto svelare di più al lettore. Si rischierebbe di rovinargli la lettura.
Si può però dire che una certezza c'è: i conti su quello che è avvenuto tra Dongo e piazzale Loreto a Milano non tornano. Nelle versioni ufficiali ci sono dei vuoti e delle incongruenze difficilmente spiegabili.
E nessuno ha mai spiegato davvero chi e perché decise di far sparire il Capitano Neri e la sua protetta, nessuna verità uscì dal processo del 1947. Forse un giorno, come nel libro spunterà un documento chiarificatore, gelosamente custodito tra le pieghe del tempo, che ci aiuterà a capire. Ma è sempre più difficile...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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