"Sporco razzista". Anche Napoleone sotto attacco

Mancano ancora tre mesi al 5 maggio 2021, ma la guerra memoriale è già scoppiata a Parigi, tanto da far scrivere al Parisien che quello di Napoleone sarà «il bicentenario della discordia»

"Sporco razzista". Anche Napoleone sotto attacco

da Parigi

Da una parte i «napoleonisti», pronti a celebrare in pompa magna il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, a suon di libri, rievocazioni storiche ed esposizioni all'insegna della grandeur, dall'altra il plotone dei guastafeste formato dagli antirazzisti, dai decolonialisti e dalle femministe, disgustati dall'idea che la Francia voglia ancora celebrare uno «sporco razzista e colonialista» com'era, secondo loro, Napoleone. Mancano ancora tre mesi al 5 maggio 2021, ma la guerra memoriale è già scoppiata a Parigi, tanto da far scrivere al Parisien che quello di Napoleone sarà «il bicentenario della discordia». «Sapremo difenderci! Non abbiamo alcuna intenzione di lasciarci rubare questo anniversario, l'ultima possibilità di commemorare il personaggio più illustre della nostra storia prima di un bel po' di tempo», tuona Thierry Lentz, direttore della Fondation Napoléon.

«Che romanzo la mia vita!», diceva Napoleone, e infatti nessun personaggio della storia francese ha fatto scorrere tanto inchiostro: dal giorno del suo trapasso, sono stati pubblicati quasi 85mila libri. Per alcuni, tuttavia, la sua vita è stata un romanzo nero. «Più di un milione di morti solo in Francia sono effettivamente molti - dice l'ex direttore di Libération Laurent Joffrin - Il suo bilancio è molto contrastante». L'atto che più di ogni altro indigna gli avversari del bicentenario è il ripristino della schiavitù, decretato il 20 maggio 1802. «È il grande tradimento di Napoleone», sostiene Joffrin, ricordando che la Rivoluzione aveva abolito la schiavitù nel 1794. Louis Georges Tin, presidente onorario del Cran (Consiglio rappresentativo delle associazioni nere di Francia), è ancora più duro. «Non è una macchia, né un errore, è un crimine, anzi un doppio crimine. La Francia è l'unico Paese al mondo che ha ristabilito la schiavitù. Non capisco come si possa continuare a celebrare la sua memoria come se nulla fosse. Insegnare Napoleone va bene, ma commemorarlo significa fare l'apologia di un crimine», attacca Tin.

Serge Letchimy, deputato martinichese di orientamento socialista, ha detto di non contare su di lui per celebrare il 5 maggio, perché Napoleone «non ha solo ristabilito la schiavitù, ma ha anche ordinato spedizioni atroci in Guadalupa e a Santo-Domingo». Per la politologa e militante femminista Françoise Vergès, vicina al movimento decoloniale, Napoleone «era razzista, sessista, dispotico, militarista, colonizzatore, tutte cose che sono state nascoste sotto il tappeto. È ora di finirla con questo accecamento!». Arthur Chevallier, uno dei commissari dell'esposizione prevista alla Grande Halle de la Villette, a Parigi, dice di «camminare sulle uova» e teme un'«isterizzazione dei dibattiti».

Il presidente Macron, per ora, osserva in silenzio, ma con un certo imbarazzo. Secondo il professore della Sorbona Jacques-Olivier Boudon, «celebrare un personaggio così poco consensuale a un anno dalle presidenziali comporta dei rischi».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica