"Succede", viaggio a zig zag nell'adolescenza social

Il film tratto dal libro di Sofia Viscardi indaga il nuovo rapporto tra genitori e figli. A colpi di clic

"Succede", viaggio a zig zag nell'adolescenza social

Cose dell'altro mondo. Che poi sarebbe quello apparentemente vicino dei nostri figli. Che spesso fatichiamo a capire e magari alla fine ci rinunciamo proprio. Perché lo sguardo dei padri quasi mai incrocia quello dei figli, lasciandoli attraversare da soli, com'è giusto che sia, la loro linea d'ombra. Ed è quello che succede in Succede (sottotitolo: E nulla sarà più come prima) l'esordio alla regia di Francesca Mazzoleni che dal 5 aprile porta sul grande schermo l'omonimo romanzo di Sofia Viscardi, la youtuber di successo con 700mila persone iscritte al suo canale video, un milione e mezzo su Instagram, duecentomila su Facebook, che ha appena pubblicato il suo secondo libro, sempre con Mondadori, dal telegrafico titolo Abbastanza.

Ecco dunque la storia di Meg e dei suoi tre amici adolescenti vista proprio dal loro punto di vista. In questo senso il soggetto e la sceneggiatura di Paola Mammini (Perfetti sconosciuti), a cui poi hanno collaborato la regista e Pietro Seghetti, riesce a tradurre con una naturalezza inedita la scrittura piena di situazioni eterogenee del libro di Sofia Viscardi. Non abbandonando mai la visione in soggettiva della protagonista interpretata da Margherita Morchio, una scelta perfetta in linea con quella degli interpreti degli altri tre suoi amici, Olly (Matilde Passera) l'amica del cuore, Tom (Matteo Oscar Giuggioli apparso recentemente in Gli sdraiati di Francesca Archibugi, un altro film sugli adolescenti ma dal punto di vista degli adulti) il più «figo» della scuola, Sam (Brando Pacitto) ragazzo romano trapiantato all'improvviso a Milano che sembra seguirla dappertutto. Merito anche della casa di produzione Indigo che continua a lavorare (in questo caso insieme a Warner Bros. che distribuisce il film in 300 schermi e a Roman Citizen) con coerenza e ostinazione su film pensati per il pubblico dei più giovani (Slam - Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli e Il ragazzo invisibile di Gabriele Tornatore).

I primi amori, il coniglietto bianco in regalo, il tipo/la tipa, il senso di inadeguatezza, l'insicurezza, la goffaggine, i sogni sui tetti di una città disposta ancora a sorprendere come Milano, le cuffiette con la musica a palla, lo smartphone estensione della vita reale ma mai fuga virtuale, i messaggi vocali, la rottura di un'amicizia raffigurata plasticamente dal tasto «smetti di seguire» sui social. Il mondo di Meg è questo e il film di Francesca Mazzoleni lo rappresenta al femminile con cura e precisione: «Per me il libro di Sofia è un racconto di formazione dall'interno - spiega la regista - per questo ho cercato di mantenere la sua dimensione spontanea chiedendo agli interpreti di arricchire i loro personaggi con elementi di verità che appartengono alle loro vite».

I due mondi, quello dei genitori e quello dei figli, sono sempre ben separati anche se, oggi, gli adulti cercano una complicità maggiore che in passato. E il film registra anche questi aspetti come quando la mamma del bel Tom, interpretata da Francesca Inaudi, chiede addirittura aiuto al figlio per aver usato in maniera inappropriata un «social» di appuntamenti: «Io sono cresciuta in un contesto familiare molto positivo - racconta Sofia Viscardi - e oggi ci si trova a essere più amici con i genitori che in conflitto. Però poi alla fine, sia nel libro che nel film, sono poco presenti». Le fa eco la regista: «Ho mantenuto la positività del libro ma ho aggiunto una certa voglia di ascoltare da parte dei genitori. Però c'è sempre un gap e mi piaceva che i ragazzi risolvessero da soli i loro problemi». Che poi a volte non sono problemi da poco. Perché il film, pur nella sua rappresentazione un po' spensierata e superficiale (ma solo come sanno apparentemente esserlo i ragazzi) della vita quotidiana di questi adolescenti, non rinuncia a toccare situazioni e temi più complessi come la gravidanza, l'aborto, l'uso e l'abuso di droghe e di alcol.

Addirittura si vede un profilattico che, in un film italiano, è qualcosa di più unico che raro: «Ho cercato di rappresentare questa generazione molto positiva senza tradirla. La scena di sesso è stata complessa ma naturale e trovavo giusto e bello mostrare un atto di responsabilità. Per il resto non ci sono stati freni. C'è solo un limite che è quello dei ragazzi stessi».

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