Luca Crovi è un vulcano pronto a eruttare, un paiolo in ebollizione, un vaso di pandora da cui escono solo cose eccitanti. Nella sua culla, il papà Raffaele, editore e scrittore, deve aver infilato qualche libro di fiabe, di quelli con i disegni a tutta pagina, perché io che l'ho conosciuto non ce lo vedo a leggerle al figliolo. Luca, invece, ai suoi quattro figli qualche storia l'avrà letta, magari pure recitata, travestendosi di volta in volta in questo o quel personaggio.
Il libro segreto di Jules Verne (Solferino, pagg 116, euro 12), da lui scritto, e illustrato da Peppo Bianchessi, a partire dalla splendida copertina lancia immediate suggestioni: tutta la passione di Luca Crovi per i grandi autori che ne hanno accompagnato la formazione letteraria e umana balza all'occhio.
Punto di partenza è un misterioso libro forse ancora da scrivere: in fondo non una mera invenzione narrativa. Soprattutto se le figure che si alternano nella ricostruzione della sua vicenda portano nomi come Edgar Allan Poe, Jules Verne, Edmondo De Amicis e Robert Louis Stevenson, tra gli altri. È grazie alla loro straordinaria fantasia che Luca Crovi mette il lettore nelle condizioni di immaginare, se non addirittura di inventarsi, ciò che potrebbe essere scritto su quei fogli bianchi. La credibilità della storia sta proprio nell'adesione fanciullesca all'atmosfera che di quei maestri è sempre stata uno dei punti forti: cimiteri gotici, notti tempestose, isole esotiche, tesori nascosti. Luca Crovi mantiene inalterato, insomma, l'entusiasmo giovanile.
Non è casuale, infatti, la scelta dei tre numi tutelari del suo romanzo. Jules Verne è l'autore che più d'ogni altro gli ha insegnato il senso della meraviglia e del fantastico, portandolo a chiedersi come si fosse immaginato certe invenzioni e come avesse previsto il futuro. Edgar Allan Poe, con il suo senso della paura e certe sue atmosfere gotiche, gli è sempre stato vicino. E non si fa fatica a supporre che Robert Louis Stevenson sia in assoluto il suo scrittore preferito, in grado di regalargli il senso dell'avventura e del viaggio ma anche quello della passione per la letteratura, in quanto a sua volta acuto saggista ed eccezionale autore di lettere a parenti, amici e scrittori.
Peraltro, Luca Crovi non è insolito a operazioni di recupero di personaggi di romanzi più o meno classici. La scelta di proporre in ben due romanzi (L'ombra del campione e L'ultima canzone del naviglio) la figura del commissario De Vincenzi dello scrittore Augusto De Angelis, un caposaldo della letteratura noir italiana delle origini, pare aver fatto da apripista a questa storia. In fondo, a Crovi piace scrivere di mondi e personaggi che ha amato e la cui riproposizione costringe i lettori a guardarsi indietro e a recuperare testi smarriti. La sua formazione, una laurea in filosofia con specializzazione in storia antica e il lavoro del ricercatore, sono le basi giuste. E non ha mai fatto mistero di allinearsi a Philip José Farmer e Alan Moore, secondo cui ci sono storie che non si finisce mai di raccontare, anche perché spesso gli autori lasciano tracce per proseguirle: basta saperle interpretare e non tradirle.
Forse, l'unicità de Il libro segreto di Jules Verne va colta nel momento attuale. Sembra quasi un instant book, essendo stato scritto in isolamento da Covid in casa, in compagnia di un taccuino, del Kindle e del cellulare, evadendo dalla realtà della malattia attraverso un viaggio immaginario.
Malgrado tutto, Luca Crovi non ha concepito questo libro come una lettura per bambini e non faccio fatica a credere che gli adulti si facciano trascinare dall'avventura e dalla meraviglia di quando erano bambini. Le illustrazioni di Peppo Bianchessi sono narrative e affascinanti quanto la storia e permettono di viaggiare liberamente con la fantasia.
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