Tenco non riposa in pace Mogol lo evoca in tv e si accende la polemica

Dopo il programma di Giletti in onda su Raiuno la famiglia chiede una puntata «riparatrice»

Tenco non riposa in pace Mogol lo evoca in tv e si accende la polemica

Inutile negarlo: la coppia Mogol Battisti è ancora al centro dell'attenzione. Lo confermano non soltanto i risultati d'ascolto della prima puntata di Viva Mogol, andato in onda sabato scorso in prima serata su Raiuno chez Massimo Giletti, sempre più eclettico: 23,57 per cento di share con quasi 5 milioni di spettatori. Un dato altissimo che, con tutta probabilità, sarà confermato anche domani sera nella seconda puntata di questa celebrazione del più importante autore di testi italiano nonché uno dei più significativi della musica mondiale (e non chiamatelo paroliere, definizione da settimana enigmistica).

Giulio Rapetti Mogol è forse il recordman di primi posti in classifica visto che, in oltre mezzo secolo, è stato lassù con più di cento brani con la sua firma ed è comunque un testimone irrinunciabile della seconda metà del Novecento. E basta dare un'occhiata all'elenco di ospiti che in queste due puntate entrano negli studi De Paolis sulla Tiburtina a Roma: da Battiato alla Bertè a Nek a Sangiorgi fino a Noemi, Tony Renis, Rita Pavone, Gianna Nannini, Patty Pravo e altri tranne la vedova di Lucio Battisti che, come sempre, non ha voluto esporsi in video. Ma a certificare la centralità di Mogol è anche la reazione che le sue parole suscitano tuttora. Al cospetto di Giletti, lui e Gino Paoli hanno ricostruito le ultime ore di Luigi Tenco e il percorso che lo portò a quel fatale Festival di Sanremo 1967. Parole che hanno scatenato la reazione della famiglia Tenco. Oltre a rilievi più o meno secondari (come la effettiva partecipazione di Mogol ai funerali di Tenco a Ricaldone in provincia di Alessandria), le accuse sono andate anche a Giletti colpevole, a dir loro, di aver accennato alla possibile allusione suicida contenuta nel brano Ciao amore ciao presentato in gara al Festival e poi eliminato. Una mancanza «di rispetto al ragazzo di 28 anni che Luigi era, offendendone persino la memoria». Un giudizio - fin troppo tranchant e quasi esagerato - che prelude alla richiesta di rettifiche nel corso della puntata in onda domani. Ma non è possibile (è stata registrata il 13 di settembre).

In ogni caso, negli ambienti Rai si dà per molto probabile la possibilità che nei programmi futuri di Giletti si possa affrontare di nuovo la grande, incontestabile eredità che Luigi Tenco ha lasciato alla canzone italiana. Però, accantonate per un attimo le polemiche, rimane il fatto che l'universo Mogol è il crocevia più autorevole ed emozionante della nostra musica leggera popolare. Non solo, ci mancherebbe, per le canzoni enormi e indimenticabili che ha scritto con Lucio Battisti nel corso di un decennio, gli anni Settanta, che continuano a essere decisivi per la canzone d'autore. Ma anche per tutte quelle collaborazioni, da Mina a Ramazzotti a chissà quanti altri, che sono entrate nella coscienza collettiva di un Paese.

Il rischio, presentando un personaggio del genere, così complesso e culturalmente inarginabile, è di cadere nella retorica.

Giletti lo ha evitato, con una conduzione asciutta che ha lasciato il proscenio a chi di diritto se lo meritava: la musica. E non a caso i risultati d'ascolti lo hanno confermato. A dimostrazione che ai telespettatori piace riguardarsi e magari rispecchiarsi nelle note e nelle parole che hanno accompagnato finora la propria vita.

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