«Non c'è passato, non c'è presente, non c'è futuro. Il tempo è solo un modo per misurare il cambiamento». E' prendendo a prestito le parole di Carlo Rovelli che Cristina Comencini affida l'incipit del suo Tornare, ennesimo film che ha saltato la distribuzione nelle sale per approdare, direttamente, al noleggio. Lo scorso ottobre, aveva chiuso la Festa del Cinema di Roma, con il marchio, impresso dalla stessa regista e scrittrice, di «thriller dell'anima». In effetti, è un film molto particolare, che segna il ricongiungimento tra la Comencini e Giovanna Mezzogiorno (i più, faranno fatica a riconoscerla), già insieme, nel 2005, per La bestia nel cuore (rappresentò l'Italia alla notte degli Oscar), che fu, non a caso, anch'esso etichettato come «thriller dell'anima», a dimostrazione del forte legame tra le due opere. Anche in questo caso, c'è una «bestia nel cuore» che tormenta la protagonista. Un trauma che le ha cambiato l'esistenza e che deve essere elaborato e messo alle spalle. Siamo negli anni '90 e Alice (la Mezzogiorno), a causa della morte del padre, torna a Napoli. Qui, aveva vissuto, nella villa famigliare, fino al 1967, a due mesi dall'esame di maturità, quando dovette partire improvvisamente (il perchè, sarà svelato durante il film) per gli Usa, per volere di papà, un militare americano rigido e anaffettivo. Con lei, dimoravano anche la sorella Virginia e quella mamma, morta in giovane età. Lasciata, ora, qualche giorno, nella casa per seguirne la vendita, Alice incontra, nelle stanze, una ragazza giovane (la bravissima Beatrice Grannò), che altri non è che la stessa protagonista in versione 1967 e una bimba (sempre lei, da piccola). Le prime due, in particolare, sembrano due persone diverse. Ribelle e spregiudicata l'adolescente, fragile e chiusa in se stessa l'adulta.
Il compito del thriller è quello di svelare quale trauma abbia portato al cambiamento così drastico e che ruolo abbia Marc, un amico ritrovato di quegli anni, che sembra sapere molto del suo passato rimosso. Una pellicola non facile che la Comencini riesce sempre a mantenere in perfetto equilibrio, tra memoria, riconciliazione di sè, rinascita. A Roma, i critici lo bocciarono ingiustamente. Ragione in più per vederlo.
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