La "Tosca" che vedremo La furia omicida della cantante ricattata

Direttore, regista e cantanti presentano l'opera di Puccini che inaugurerà la stagione milanese

La "Tosca" che vedremo La furia omicida della cantante ricattata

Solo gli spettatori del 14 gennaio 1900 hanno assistito alla versione di Tosca che andrà in scena al Teatro alla Scala sabato prossimo, e domani per gli under 30. Per l'apertura di stagione, il classico 7 dicembre, il direttore musicale Riccardo Chailly ha scelto un titolo pop, Tosca di Giacomo Puccini, ma nella primissima versione, dunque con otto inediti: brevi ma clamorosi. Si parte dal finale del II atto con Tosca che - come è noto - pugnala Scarpia, ma qui avviene con un accanimento inaudito. Chi assiste in teatro o la diretta tv su Rai1, vedrà la protagonista Anna Netrebko infierire come mai accaduto prima sul corpo dell'uomo, il potente capo della polizia papale che ricatta Tosca: un istante con lei in cambio della libertà del fidanzato, il pittore e patriota Cavaradossi. La donna sferra le due pugnalate cui siamo abituati, ma poi ne aggiunge altre tre, «portate dalla musica» spiega il regista Davide Livermore. C'è pure lo strangolamento, e soffocamento. Una scena espressionista, estremamente violenta e che Livermore spiega come «un raptus di Tosca. Dopo cent'anni di film, ora siamo abituati a vedere il classico 007 che tocca qualcuno, sviene e muore. Ma nell'opera, l'uccisione di una persona richiede una forza particolare, un raptus che debba essere credibile. C'è un accordo violentissimo, segnato da un tamburo, ecco noi lo interpretiamo come il momento di una donna che si rende conto di cosa ha fatto», vedremo infatti Netrebko che si sdoppia.

Il regista consegna una Tosca cinematografica, «Puccini aveva previsto tutto, gli sguardi, la porta che si chiude, la quantità di passi. Del resto, quest'opera è un fluire d'azione clamoroso, non c'è un momento in cui l'azione non venga raccontata dalla musica. E quando si sospende l'azione, è la sospensione ad essere narrata. Nel secondo atto, il Vissi d'arte è proprio questo, la sospensione. Pensiamo a Nodo alla gola di Hitchcock con i suoi due enormi piani di sequenza: nel Vissi d'arte, siamo di fronte a un unico piano sequenza infinito, con sospensione dell'aria in mezzo».

L'opera spesso si tinge di viola, rosso purpureo, oro. I colori della Chiesa: protagonista assoluta di un'opera che vive una vera propria esplosione scenografica (dello studio Giò Forma) alla fine del primo atto. Sentiremo un Te Deum a cappella, senza il raddoppio degli ottoni, e vedremo più di duecento persone in movimento fino a quella sorta di urlo di Scarpia, Tosca, mi fai dimenticare Iddio.

Nei panni del perfido Scarpia c'è Luca Salsi, impegnato a consegnare un canto elegante perché «con questo personaggio è forte il rischio di scadere nel volgare». Il tenore Francesco Meli (Cavaradossi) sarà aspettato al varco del celeberrimo Lucevan le stelle. Un'aria di bellezza assoluta, straziante: «Sono entrato a tal punto in Cavaradossi, che durante una prova, alla fine dell'aria avevo le lacrime agli occhi». Nella versione proposta alla Scala, la bella melodia tornerà alla fine del terzo atto, gelida, prosciugata dal dolore. Nel terzo atto, sarà prosciugata anche la piattaforma di Castel Sant'Angelo, sopravvive giusto l'ala della statua dell'Arcangelo Michele. Vanno in scena tutti i luoghi romani indicati nel libretto, ma il sipario non apre sulla basilica, bensì sulla fuga dalle carceri del patriota Angelotti. «Non potevamo far iniziare l'opera nella basilica di Sant'Andrea. Il ritmo sincopato dell'inizio dà la possibilità di vedere l'azione prima, ovvero l'uomo che scappa dalla prigione». E per meglio simulare, Angelotti (Carlo Cigni) corre su un tapis roulant.

A un soffio dalla prima, Riccardo Chailly è «soddisfatto»: di questa Tosca e del progetto pucciniano in sé.

L'opera inaugurale è infatti inserita in un arco di proposte legate a Giacomo Puccini, compositore nelle corde di Chailly che per le prossime prime dirigerà Verdi, ma ha già una Bohème calendarizzata. Questa Tosca è la «prima» d'addio di Alexander Pereira, il sovrintendente che chiude i rapporti con la Scala il 15 dicembre e passa il testimone a Dominique Meyer.

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