L'incredibile vicenda di Wanna Marchi che torna nella serie Netflix, di cui parliamo in questa pagina, ha segnato un pezzo di storia della televisione e del costume italiano. Una vicenda su cui la Cassazione ha fatto calare il sipario il 4 marzo 2009 confermando per questa donna, istrionica oltre ogni limite, una condanna a 9 anni e 6 mesi. Così Wanna Marchi è finita al carcere della Dozza a Bologna e, dopo la pena, è lentamente scivolata fuori dal mondo delle cronache. Un passaggio al Maurizio Costanzo Show, un invito, ritirato per le polemiche, all'Isola dei famosi e poi Wanna è sparita dai radar, come molti dei protagonisti di quella incredibile teletruffa a colpi di sale e incantesimi.
Basti dire che se la Marchi e la figlia Stefania Nobile sono state arrestate nessuno è mai riuscito a mettere le mani su Mário Pacheco Do Nascimento, l'improbabile mago che riuscì a scappare in Brasile, dove ha fatto perdere le sue tracce. La più completa e articolata ricostruzione libraria della parabola dell'impacciata estetista di Ozzano che, prima, è diventata una star della tivù e, poi, una star delle bancarotte fraudolente e del raggiro è indubbiamente quella del collega Stefano Zurlo (che compare ripetutamente anche nella serie Netflix) che viene ora ripubblicata da Baldini+Castoldi: Wanna Marchi. Ascesa e caduta di un mito (pagg. 224, euro 18).
Zurlo, che scrive per il nostro quotidiano dal 1994 in qualità di inviato speciale, ricostruisce la grande rincorsa che ha portato Vanna Marchi (questo il nome all'anagrafe) dal paesino di Castel Guelfo sino al davanzale dorato della televisione, consentendole di portare mirabolanti e false promesse in tutte le case. Nata nel 1942, in quello che all'epoca era un borgo tutt'altro che ricco, nel '57 perse il padre e si trasferì a Bologna dove l'incontro con il molto più benestante Raimondo Nobile la fece svoltare. Un matrimonio burrascoso che porta la Marchi ad aprire una profumeria ad Ozzano. Tenta di vendere i suoi prodotti in una trasmissione di Telecentro, il decollo è tutt'altro che facile ma la fortuna l'aiuta in forma di alghe liofilizzate. Fu l'inizio di un percorso folgorante che convinse Wanna di poter fare tutto. Vendere qualunque cosa a chiunque. Zurlo guida il lettore sino ai risultati finali e devastanti di questo assunto. Le parti del libro che raccontano il sistema di plagio messo in piedi per vendere rimedi contro il malocchio e sogni di vincite improbabili fa davvero impressione. Racconta di un'Italia dove spacciare il miraggio dei soldi facili era terribilmente semplice e la normativa inadeguata.
Quell'epoca è davvero finita? Ci dice Stefano Zurlo: «C'è ancora la propensione al campo dei miracoli di Pinocchio, le persone possono ancora cadere nello stesso tipo di trappola. Siamo ancora pagani e superstiziosi ma contemporaneamente esposti a ogni tipo di trappola mediatica».
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