"Venite a spasso con me tra le meraviglie del Prado"

Il grande attore presenta il film documentario sulle 8.000 opere conservate nel museo di Madrid

"Venite a spasso con me tra le meraviglie del Prado"

Jeremy Irons si muove in punta di piedi, un po' come il più famoso maggiordomo di Bruce Wayne/Batman che ha interpretato recentemente al cinema, all'interno dei magnifici saloni di uno dei più importanti musei del mondo. Si intitola infatti Il museo del Prado. La corte delle meraviglie, il film evento che arriverà nelle sale italiane il 15, 16, 17 aprile, in occasione delle celebrazioni ufficiali per i 200 anni dalla fondazione, e che ha nell'impeccabile figura di Jeremy Irons il Cicerone perfetto per accompagnare lo spettatore tra le 8000 opere d'arte visitate ogni anno a Madrid da quasi 3 milioni di spettatori. Uno scrigno che, attraverso i suoi capolavori, racconta di teste coronate che li hanno raccolti, mosse da un'ispirazione europea e profondamente libertaria. È questo il fil rouge che permea il film, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Sky Arte (che lo manderà in onda in futuro), e diretto da Valeria Parisi che l'ha sceneggiato con Sabina Fedeli. Ad accompagnare l'uscita del film, ieri a Roma, oltre a Miguel Falomir, direttore del Prado che ha rivelato come, ormai da molti anni, siano più i visitatori stranieri (e tra questi gli italiani) che spagnoli, è arrivato Jeremy Irons, il britannico attore settantenne, premio Oscar per Il mistero von Bulow, che non ha nascosto il suo rapporto controverso con i musei: «Non è stata la mia prima visita al Prado ma, devo ammettere, che non mi piace restare a lungo nei musei per via della mia scarsa concentrazione. Grazie a questo film però ho potuto trascorrere molto tempo in questo straordinario museo imparando tantissimo».

Cosa l'ha spinta a partecipare a questo progetto per lei atipico?

«Mi piacciono le proposte di lavoro che mi consentono di ampliare i miei orizzonti e le mie conoscenze. Per me è molto importante che un lavoro susciti il mio interesse perché, come per tutti gli impieghi, uno poi aggiunge un'energia particolare e questo va a beneficio di ciò che si realizza».

Ha messo qualcosa di suo nel film?

«Non ce n'è stato bisogno. Tutto è più facile se la sceneggiatura è valida. Qui ovviamente mi è stato chiesto di recitare un testo. Il mio obiettivo è stato quello di contagiare il pubblico con la stessa mia fascinazione, quella di un profano assoluto in un mondo di esperti».

Lei attualmente sta lavorando alla serie tv di supereroi Watchmen. Non pensa che i cinecomics siano oggi la vera nuova forma d'arte contemporanea?

«Forse è vero, in parte. Anzi no, spero proprio che non sia così».

Non si sente connesso con la modernità?

«La decisione che ho preso qualche anno fa è stata quella di lasciare che tutta questa realtà di oggi mi scorresse accanto senza lambirmi. Non sono assolutamente interessato a interagire con gli altri virtualmente. Non sono sui social, occasionalmente mando una mail ed è un mondo che lascio volentieri alle generazioni future. A me basta curare il mio giardino, leggere, andare in barca...»

Però le piace interpretare ruoli sempre diversi.

«La verità è che sono una persona che si annoia molto facilmente. Mi è sempre piaciuta la sfida e poter essere un personaggio molto diverso da me, una volta fingendomi un gesuita in Sudamerica (Mission, ndr), un'altra innamorandomi di una quindicenne (Lolita, ndr)».

In questo documentario la vediamo piuttosto entusiasta...

«Il fatto è che mi sono reso ancora più conto di come queste realtà permettano uno scambio incredibile di visitatori, e quindi di persone, mostrandoci che siamo tutti la stessa cosa, tutti interconnessi sul piano umano. Non ho tempo da perdere con i discorsi regressivi nazionalistici».

Quindi la sua posizione sulla Brexit...

«Non voglio sfuggire alla domanda. La verità è che la crisi economica è sfociata nell'idea sbagliata che fosse colpa di qualcun altro, dello straniero, dell'Europa. Quando magari sono state solo le banche a fare pasticci. Vedo un futuro terribile. Mi piacerebbe che la domanda venisse riformulata con un nuovo referendum. Se di nuovo si votasse a favore dell'uscita, lo accetterò ma mi trasferirò in Irlanda.

In Italia ha lavorato con un grande regista come Tornatore, oggi con chi le piacerebbe girare?

«Adoro Paolo Sorrentino».

Magari nel ruolo di un pittore?

«Il mio sogno è interpretare El Greco, ho l'età giusta e mi sembra un personaggio molto interessante».

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