Prima visione

Il consueto alter ego cinematografico di Pupi Avati è trascurato dalle ragazze e dalle donne, infatti è tanto sensibile quanto sgraziato. È così anche il personaggio interpretato da Nicola Nocella nel Figlio più piccolo, che, oltre a non piacere alle ragazze (salvo una proiezionista, incarnazione del cinema, passatempo per solitari), ha una madre (Laura Morante) sempre invaghita, dopo vent’anni, di un marito (Christian De Sica) che l’ha piantata, ormai madre di due bambini, il giorno delle nozze, sottraendole tutto ciò che aveva.
È quest’inizio la parte meno convincente della storia, che prosegue, appunto vent’anni dopo, con la rovina del mascalzone, costretto a intestare i suoi beni al figlio più piccolo, pur di sottrarli alle conseguenze di una multimilionaria bancarotta fraudolenta.
Avati ha dunque cercato uno spunto in sincronia con la cronaca nera, introducendovi lo sfondo tradizionale, Bologna, e un personaggio che rappresenti, per dabbenaggine, l’Italia onesta (e anche questo dettaglio è un segno dei tempi).
All’inizio della lavorazione, in estate, Il figlio più piccolo veniva presentato dalla stampa come se fosse ispirato dal caso Ricucci. O queste erano solo in piccola parte le intenzioni di Avati (qualcosa ne è rimasto nel film), o strada facendo l’ombra di Ricucci si è allontanata. Il personaggio che lo ricorda è quello di Christian De Sica, ma quest’ultimo ne offre una versione che si discosta poco dai suoi personaggi tipici: rispetto a loro è solo più intelligente e disonesto.
Per giunta, accanto a Christian De Sica, imperversa il ben più duttile Luca Zingaretti, nel ruolo del frate mancato e consigliere del criminale finanziario. Ogni mossa del suo personaggio è credibile, quanto ogni mossa del personaggio di Christina De Sica pare premettere a una battuta greve, cine-panettone.

Il tentativo di dare spessore drammatico a una maschera comica è fallito, forse perché Christian De Sica non sa liberarsene, forse perché il suo personaggio è stato scritto pensando troppo a lui. Il massimo che gli è riesce è una recitazione più contenuta del solito.

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