Vita, "crimini" e tanti altri fatti. Così Woody Allen si racconta

L'artista respinge tutte le accuse di violenza: "Chi poteva immaginare che Mia Farrow fosse così vendicativa?"

Vita, "crimini" e tanti altri fatti. Così Woody Allen si racconta

A proposito di niente manco per niente, verrebbe da dire. Perché il titolo antifrastico dell'autobiografia di Woody Allen, uscita ieri in anteprima mondiale in Italia con La nave di Teseo, ha già scatenato il putiferio Oltreoceano. L'uscita del libro era prevista negli Stati Uniti il 7 aprile ma il gruppo editoriale Hachette, ai primi di marzo, ha dato forfait dopo che decine di dipendenti della sede di New York erano usciti dai loro uffici per esprimere solidarietà verso i figli di Allen, Dylan e Ronan Farrow. La vicenda è molto complessa e vede Dylan Farrow accusare di molestie sessuali il padre adottivo quando aveva 7 anni. Accuse lanciate durante il durissimo divorzio tra Woody Allen e Mia Farrow, da lui lasciata per la figlia adottiva di lei, Soon-Yi Farrow Previn. Il fratello Ronan (figlio di Allen o forse no: Mia Farrow ha fatto intendere che forse l'ha concepito con Frank Sinatra) che è diventato, grazie alle sue inchieste giornalistiche, il principale accusatore di Weinstein, ha sempre sostenuto le tesi della sorella smentita però dall'altro fratello, Moses, che accusa invece la madre di aver avuto un rapporto disfunzionale con i figli. L'avevamo detto che era complicato.

Intanto il colpaccio l'ha fatto Elisabetta Sgarbi che ha bruciato tutti (negli Stati Uniti ad Hachette è subentrato l'editore Arcade del gruppo Skyhorse) e, in attesa della riapertura delle librerie, dove il libro si troverà il 9 aprile, ha messo a disposizione le 400 pagine di A proposito di niente in edizione digitale a 15,99 euro. Tradotta da Alberto Pezzotta, l'autobiografia si apre con una dedica che è già tutto un programma: «A Soon-Yi, la migliore. Pendeva dalle mie labbra e poi mi ha avuto in pugno». Mentre le ultime pagine si chiudono con un lungo j'accuse: «Chi poteva immaginare che quella donna fosse così vendicativa?». «Quella donna» è Mia Farrow che da fan gli aveva scritto una lettera che ricorda quella della Bergman a Rossellini: «Molto semplicemente, ti amo». Qualche anno dopo, appena iniziano a frequentarsi («viveva esattamente dall'altro lato di Central Park, da cui un notevole abbattimento nelle spese per i taxi»), lei lo fulmina all'improvviso: «Voglio un figlio tuo». La tesi di Allen è che questa passione un po' morbosa per i tanti figli naturali e adottati di Mia Farrow sia alla base delle successive accuse. Soprattutto dopo che Mia Farrow scopre, vedendo alcune foto intime, la relazione di Woody con Soon-Yi, la figlia adottiva di lei.

Le pagine sulla Farrow sono decisamente dure e punteggiate da insinuazioni come la «voce che mi arrivò che Mia fosse stata molestata dai fratelli, quello che è attualmente in prigione per pedofilia ha dichiarato che suo padre molestò lui e forse anche gli altri fratelli e sorelle». Il tentativo di Allen dunque è di screditare la Farrow: «A Mia piaceva cambiare i nomi. Dylan diventò Eliza e poi Malone. Soon-Yi rischiò di diventare Gigi, ma si rifiutò. Ronan fu Satchel, Harmon e Seamus prima di tornare Ronan».

Naturalmente per Allen l'accusa di aver abusato in un'occasione della sua figlia adottiva è inaccettabile anche perché smentita da due inchieste. Infatti non si è mai andati a processo. «Non dovete pensare che la stia accusando di mentire deliberatamente. Sono convinto che Dylan crede che sia vero ciò che le è stato ficcato in testa per anni e anni».

L'idea del regista statunitense è dunque di una macchina mediatica infernale costruita contro di lui «per aiutare una squilibrata a realizzare la sua vendetta». Il paragone è col maccartismo: «Come se la mia parola non valesse niente. Come se chiunque fosse bravo a negare. Anche Al Capone aveva detto di essere innocente. Anche gli imputati al processo di Norimberga». C'è poi la delusione per «attori e attrici all'oscuro dei fatti che si sono detti pentiti di avere recitato in un mio film» anche se, annota ironicamente, «c'è chi ha dato il suo compenso in beneficenza piuttosto che accettare soldi sporchi. È un gesto meno eroico di quello che sembra, dato che noi possiamo permetterci di pagare solo il minimo sindacale».

A 84 anni Woody Allen si guarda indietro, sempre con ironia: «Il mio rimpianto più grande? Che ho avuto milioni per fare film in totale libertà e non ho mai girato un capolavoro».

Mentre c'è una sola cosa che non rifarebbe: «Comprare l'affettatutto che ho visto in televisione».

Per poi concludere, lapidario: «Quando sarò morto, immagino che quasi niente potrà darmi fastidio, compreso il soffiatore per foglie che usano i vicini».

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