Vita di un genio dai mille volti

Escono le «Memorie» divertenti e amabili del vivace Antonio Salieri

Mattia Rossi

Cosa fa un librettista quando tre compositori gli si presentano contemporaneamente con la richiesta di un libretto? Se i tre in questione sono Antonio Salieri, Vincente Martin y Soler e nientemeno che Mozart, il librettista accetta all'istante tutt'e tre le commissioni. E così fece Lorenzo Da Ponte, gloria italiana e uno dei più grandi librettisti di tutti i tempi: scrisse Axur, Re d'Ormus per Salieri, L'arbore di Diana per Martini e quella che diventerà una delle opere fondamentali di tutta la storia della musica, il Don Giovanni, per Mozart. Allo scetticismo dell'imperatore austriaco Giuseppe II, convinto che Da Ponte non sarebbe riuscito a stendere tre opere simultaneamente, il letterato italiano rispose: «Scriverò la notte per Mozart. Scriverò la mattina per Martini. La sera per Salieri». L'infallibile segreto di Da Ponte?: «Una bottiglietta di Tocai a destra, il calamajo nel mezzo, e una scatola di tabacco di Siviglia a sinistra». Questo e altri aneddoti, amabili e spassosi, si possono leggere nelle sue Memorie, pubblicate tra il 1823 e il 1827, ora riedite in un bel volume curato da Laura Nicora e Max Bruschi e con un saggio introduttivo di Armando Torno (La vita felice, pagg. 544, euro 24,50).

Prete senza vocazione, libertino, tentato dal gioco d'azzardo, scrittore gomito a gomito con Mozart, Salieri, Paisiello, di casa nei maggiori teatri di Vienna e perfino alla corte dell'imperatore, squattrinato impresario, perennemente inseguito dai creditori, fuggiasco in America. Da Ponte fece della sua biografia un libretto d'opera vivente.

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