I primi quarant'anni dell'album Dalla di Lucio Dalla sono stati straordinari e coincidono quasi perfettamente con la generazione nata nei Settanta. Per noi che lo abbiamo ascoltato per la prima volta quando avevamo cinque o sei anni (l'album usciva nel settembre 1980), è davvero quel che si può dire una colonna sonora, anzi di più, un compagno di vita. E allora se è vero che niente come la musica può restituire il senso proustiano della madeleine, voglio condividere con voi una specie di ascolto emozionale e affettivo, sentimentale dell'album, ripescando il ricordo più vivido tra i tanti che riaffiorano alla memoria, traccia per traccia.
Balla Balla Ballerino è un'estate dei primi anni Ottanta, l'immagine ancora nitida di mio padre steso sul letto, sopraffatto dalla tristezza, coi pacchetti di Muratti impilati sul comodino, il posacenere colmo di mozziconi di sigarette, la luce forte che filtra dalle stecche delle persiane, e la canzone che gira sul «mangianastri» ritmata dai colpi di accendino. «Che commozione, che tenerezza».
Il parco della luna sono le ragazzate estive nel quartiere, io e altri due del palazzo più un altro del palazzo dirimpetto, quando il sole spacca i sassi e gli amici veri, quelli della scuola, sono confinati nei loro quartieri o già in vacanza, quattro gatti randagi pronti a rimpiattarsi sotto una macchina o azzuffarsi per una partita di calcio improvvisata dentro il parcheggio di un supermarket. «Anch'io quante volte da bambino ho chiesto aiuto».
La sera dei miracoli sono io che chiudo il mondo fuori dalla mia cameretta, spengo la luce, accendo la torcia elettrica dei boy scout e mentre ascolto la canzone illumino i muri, faccio dei ghirigori di luce, trasfiguro lo spazio che abito e che, di anno in anno, mi sta sempre più stretto. «Mi sembra di sentire il rumore di una nave sulle onde».
Mambo è una ragazzina di prima media che si chiama Marianna. Balliamo un lento a casa mia dopo i compiti, io trabocco d'amore e i successivi due mesi passo le mie giornate sul balcone che si affaccia sulla corte interna, perché di fronte c'è il balcone di casa sua. Finisce la scuola, stringo i denti tre mesi, a settembre il suo banco però è vuoto. Dopo un paio di settimane una professoressa ci informa: i genitori di Marianna si sono dovuti trasferire per lavoro, Marianna non torna più. «È una minaccia per tutti il suo cuore, il suo cuore a imbuto».
Meri Luis è mia sorella che si prova in camera sua delle giacche con le spalline, mette la bocca a culo di gallina e fa delle mossette sceme davanti allo specchio, fa prove di «rimorchio», si fa dei selfie immaginari svariati anni prima dell'invenzione dei selfie (e dei cellulari, l'unico computer che avevamo all'epoca era un Commodore 64). Io la spio e penso: perché non possiamo volerci bene? «Questa vita un po' umida di pianto con i giorni messi male».
Cara è Lucia, quarta elementare, io innamorato pazzo, la invito sul terrazzo di mia nonna (panoramica, da lassù si vede piazza della stazione) per bere una Coca Cola ma lei rifiuta, ci sono già un sacco di rondini, la scuola finisce e io vado in vacanza. Le scrivo una cartolina dal mare e sul retro le ricopio con una calligrafia minuscola e incomprensibile buona parte del testo della canzone. «Io che qui sto morendo e tu che mangi il gelato».
Siamo dèi è la scontentezza cronica di uno studente svogliato, ai tempi delle medie quasi anonimo, che non riesce a entusiasmarsi né per i primi né per gli ultimi della classe, che non sa capire ancora qual è la sua strada, salvo quel vecchio pallino della scrittura, ma chi sa se è davvero un mestiere, e poi gli scrittori come fanno a scrivere quei libri così grossi? Risposta di mia madre: usano tanti aggettivi. «Noi siamo dèi e la tua vita è un inferno, o qualche cosa di più atroce».
Futura è una cosa che mi è successa non molto tempo fa, è il primo giorno di scuola di mia figlia, manco a dirlo io sono più agitato di lei, anzi sono proprio nel pallone, non so come fare, non so neppure come ho fatto a essere diventato un genitore. Siamo fermi al semaforo in attesa del verde, mano nella mano, e dalla tasca dei miei pantaloni parte proprio questa canzone (Dalla è uno dei primi album che ho scaricato sul telefonino, chiaramente), come a dirmi che tutto si tiene con tutto, che non devo aver paura, e io penso onestamente che sia stato mio padre. «Rimani».
Dalla - 40th Anniversary è ora disponibile in versione rimasterizzata negli
Studi Fonoprint di Bologna da Maurizio Biancani. Nel cofanetto, oltre all'album, c'è un booklet di 24 pagine curato da John Vignola e con fotografie di Camilla Ferrari.Otto pezzi, quarantadue minuti. Tutta la vita, appunto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.