La trilogia dedicata al Dio del Tuono si chiude con un film che spiazza rispetto ai due precedenti capitoli. E per fortuna, verrebbe da aggiungere, visto che la saga sul mitico Thor è stata la più deludente dell'universo cinematografico Marvel. Il primo titolo aveva ridicole ambizioni shakesperiane, il secondo sembrava una riedizione, in scala ridotta, simil Trono di Spade. In pratica, zero personalità e, soprattutto, lasciando un'eredità composta da pallidi e impalpabili ricordi. Occorreva cambiare radicalmente registro e l'idea di affidare la pellicola a un regista praticamente sconosciuto, come il neozelandese Taika Waititi (oltretutto, con un curriculum solo di commedie e nessun film d'azione), si è rivelata tanto azzardata quanto vincente. Infatti, in Thor: Ragnarok (nella mitologia norrena, la fine di tutte le cose, anche se qui sembra un inizio) si ride e molto, più di tante commedie contemporanee, pur senza privare lo spettatore di riferimento degli scontri tra supereroi e di tutto l'immaginario legato ai successi Marvel. Un Thor umanizzato, quasi imbranato, compagno di (dis)avventure di un logorroico Hulk. I duetti tra Chris Hemsworth e Mark Ruffalo funzionano eccome, a suon di freddure («Zio del Tuono») facendo venire alla mente tante coppie cinematografiche alla stregua di 48 ore o Un biglietto in due. Il regno di Asgard è alle prese con la minaccia di Hela (quasi irriconoscibile la Blanchett), sorella dea della morte caduta in disgrazia e tornata con voglia di vendetta. Thor, prigioniero sul pianeta Sakaar, è senza il suo martello e deve anche trasformarsi in gladiatore per ritornare a casa. Il problema è che il suo rivale nell'arena è proprio il verde di rabbia Hulk. Riappare, nella storia, anche il fratellastro Loki (Tom Hiddleston, bravissimo), costretto ad allearsi con Thor (e anche qui, i siparietti non mancheranno).
Insomma, se non siete dei puristi Marvel, che, magari, storceranno il naso, di materiale per uscire contenti dalla sala ne avrete parecchio. In pratica, lo spettatore medio avrà di che divertirsi. Di questi tempi, merce rara.
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