È altamente simbolico che la prima uscita da capo dello Stato di Giorgio Napolitano sia il viaggio che farà domani a Ventotene per rendere omaggio ad Altiero Spinelli, a ventanni dalla scomparsa. Già nel discorso dinvestitura lesponente di antica tradizione comunista aveva citato Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli: lo statista che reinserì lItalia nel circuito europeo (e americano) e il profeta che dedicò la vita alla realizzazione dellEuropa federale. Con ciò Napolitano ha voluto riaffermare - a me pare - la sua appartenenza da trentanni alla cultura politica europea e occidentale, vale a dire a quella stessa «città democratica» a cui Spinelli approdò nel 1937 a Ventotene, abbandonando la giovanile militanza comunista.
Come mai Altiero Spinelli viene sempre più annoverato tra le straordinarie personalità del Novecento? È il riconoscimento del ruolo fortemente innovativo che ha avuto nel pensiero politico del Novecento e nel movimento politico di cui è stato protagonista con lavventura europea. È nellisola dei confinati che nasce il Manifesto di Ventotene. Per unEuropa libera e unita scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, e discusso da un gruppo di antifascisti tra cui lintellettuale socialista Eugenio Colorni che lo pubblicò con una prefazione nel 1944, poco prima di essere ucciso dai nazifascisti a Roma. Il valore teorico e politico del Manifesto sta nel preconizzare in quel 1941 un sistema internazionale atto a perseguire un futuro di pace e di democrazia, proprio mentre sullintero continente sventolava la croce uncinata, ultimo esito di secoli di guerre ed eccidi tra Stati e popoli europei.
Il disegno schizzato a Ventotene deve essere considerato sia un testo di scienza politica nella parte dedicata ai principi teorici federalisti, sia una prefigurazione utopistica di una nuova forma di Stato sullesempio americano. Laudace riflessione prende avvio dalla critica allo Stato nazionale, origine delle degenerazioni nazionaliste e autoritarie che avevano condotto alla Seconda Guerra mondiale, e giunge alla proposta federalista per superare lanarchia internazionale e assicurare la pace. Idealmente Spinelli e Rossi si riallacciavano al liberista Luigi Einaudi che aveva criticato allindomani della Prima guerra mondiale gli organismi internazioni, al piccolo gruppo dei federalisti inglesi e, ancor più, allesperienza storica e costituzionale degli Stati Uniti dAmerica. Limpronta più nuova e rivoluzionaria di quel progetto venne tuttavia dal forte spirito pragmatico di Spinelli che nellautobiografia Come ho tentato di divenire saggio scrive: «La federazione europea non è unideologia ma una risposta che il mio spirito desideroso di azione politica andava cercando».
Dal pensiero (Manifesto di Ventotene, 1941) al movimento politico (Movimento federalista Europeo, agosto 1943), dallo studio della politica internazionale (Istituto Affari internazionali, 1965) alla costruzione dellEuropa (Commissione di Bruxelles, 1970 e Parlamento di Strasburgo, 1976), si tratta di capitoli di una stessa storia segnata da un gigante. Spinelli nel primo dopoguerra respinge lemarginazione dei tedeschi sconfitti e sostiene le prime strutture europee - CECA e CED - in cui si associano sei Stati: Italia, Francia, Germania e Benelux. Fallito ad opera dei francesi il progetto di difesa comune (CED), si oppone al Mercato comune, puntando sul «Congresso del popolo europeo». Lavora negli anni Cinquanta con i leader centristi, De Gasperi, Einaudi e Sforza, alimentandoli del suo vigore europeo, poi consiglia negli anni Sessanta il ministro degli Esteri Nenni per rafforzare la Comunità, quindi, a metà degli anni Settanta, sospinge il Partito comunista ad abbandonare le secche neutraliste e antiamericane a favore dellOccidente europeo. Ma luomo delle idee e dei movimenti sa anche gestire saggiamente le istituzioni: commissario della Cee dal 1970 al 1976, conquista la fiducia generale come il più autorevole statista europeo; e da indipendente del Pci nellAssemblea di Strasburgo, firma tutti i tentativi per dare vita a unUnione europea vivente e democratica: nel 1984 il Trattato europeo votato a larghissima maggioranza e nel 1986, negli ultimi giorni della sua vita, il cosiddetto «Atto unico».
LEuropa, oggi, non è quella per cui Spinelli ha lottato. Nonostante ciò, è un organismo che esiste perché in sessantanni di pace ha preso forma e sostanza quellideale di pace, di fraternità, di democrazia e di libertà che ha infiammato tra gli anni Cinquanta e Sessanta una generazione di giovani a cui appartiene anche chi scrive. È stato notato da Luciano Angelino ne Il linguaggio notturno che «accanto allo Spinelli pubblico ed europeista esiste uno Spinelli segreto e esoterico e che sarebbe riduttivo parlare delluno tacendo dellaltro». Penso sia vero: così come non va trascurato il ruolo dellaffascinante moglie, Ursula Hirschmann, che dalle nebbie naziste della Berlino degli anni Trenta divenne angelo custode prima del socialista antifascista Eugenio Colorni, quindi del federalista Altiero che lebbe accanto fino alla fine. Credo che si continuerà a parlare di Spinelli come della personalità di un ristretto Pantheon che ha dato risposte geniali alle malattie totalitarie del Novecento.
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