50 anni fa Eddie Merckx volò sui pedali in Messico

Il cannibale belga infranse il record dell'ora in sella all'ultima vera bici tradizionale: mezzo secolo fa l'impresa a Città del Messico

Eddie corre per il record dell'ora a Città del Messico
Eddie corre per il record dell'ora a Città del Messico
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Claudine irrompe nella stanza furente. Adesso lo contempla dall’altro lato del divano, i pugni stretti sui fianchi, l’espressione che non riesce a contenere un disappunto esondante. Nemmeno la sua intemerata è servita a nulla: Guarda Eddie che ti devi anche riposare. Guarda che ci siamo anche noi”. Come colloquiare con il raggio di una bici: quello gira in tondo e se ne frega. Se c’è ancora uno scampolo di stagione da addentare, lui non può tirarsi indietro.

Certo, l'annata è stata bella carica. Soltanto diciotto giorni prima Merckx ha trionfato con draconiana attitudine al Giro di Lombardia. Prima ancora quelle leve tiranneggianti hanno pigiato sui pedali nel Giro del Piemonte, dell’Emilia e naturalmente in quello d’Italia. Ovunque ai concorrenti è stato strappato via, con incruenta superiorità, ogni rimasuglio di speranza. La civile protesta di sua moglie poggia su ulteriori valide argomentazioni: In Messico? Dobbiamo andare fino in Messico?”.

Sì. Il cannibale stravaccato su una sdraio vista spiaggia, magari con un corroborante Martini Dry tra le dita, non ci sa proprio stare. Freme costantemente per stringere tra le mani il manubrio della sua bici. Ha premute dentro tonnellate di ciclismo. Così è deciso, si vola a Città del Messico con un obiettivo: infrangere il record dell’ora conquistato proprio in quelle terre dal danese Ole Ritter, nel 1968.

"Non lo farò mai più"

Oggi che è il 25 ottobre 1972 – vale a dire esattamente mezzo secolo fa – Eddie ci prova salendo in sella a quella che, ancora non può saperlo, sarà l’ultima bicicletta costruita secondo una certa tradizione. Quelle che arriveranno dopo, ne sa qualcosa Francesco Moser, al confronto risulteranno creature avveniristiche. Il caldo e l’altura sono impronosticabili convitati di pietra. Ma per intanto quel gran genio di Ernesto Colnago gli prepara una gemma rara per l’epoca: poco più di 5 kg di stazza, al servizio del corridore più potente: abbinata fotonica che promette di demolire il risultato precedente.

E così accade, infatti. Non serve un’immaginazione fervida per intuire che Eddie, quando si mette qualcosa in testa, non partecipa mai. Eddie vince, punto. Così al velodromo Augustin Melgar di Città del Messico Merckx passa, letteralmente, un’ora a volare sui pedali. Alla fine il nuovo record recita 49,432 km percorsi. Intercettato da un microfono volante dopo la memorabile impresa, cicatrizza stremato il suo pensiero: “Non lo farò mai più”.

Moser riuscirà a superare il belga nel 1984, ma avventurarsi in improvvidi paragoni è un esercizio sterile: pur non sottraendo nulla all’impresa, la bici del nostro italiano era di tutt’altra risma.

Ora le mani di Claudine non sono più strette sui fianchi.

Abbracciano il marito, con tutto l’amore possibile. E con la consapevolezza, cronica, che nella scala della devozione Eddie metterà sempre due ruote al primo posto. Talento miscelato a folle ossessione: non si diventa cannibali per caso.

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