John Madden l'allenatore, John Madden il telecronista, John Madden la voce dell'omonimo videogioco, grazie al quale milioni di ragazzini, in tutto il mondo, si sono avvicinati al football americano. Non sorprende che Roger Goodell, il capo supremo della NFL, nel ricordarne la scomparsa, a 85 anni, nella notte tra martedì e ieri, abbia detto che «non ci sarà mai un altro John Madden. Saremo sempre in debito con lui per quello che ha fatto nel rendere il football e la NFL quello che sono oggi», cioé lo sport nettamente più popolare d'America. Uno sport che già era da prima pagina nel 1969, quando Madden, a soli 32 anni, venne nominato coach degli Oakland Raiders, ma che all'epoca spariva dai notiziari da febbraio ad agosto, mentre ora fa notizia dodici mesi l'anno. Madden portò i Raiders, squadra di talento notevole ma sregolatezza a volte ai limiti del penale, a sette semifinali e alla vittoria nel Super Bowl del gennaio 1977: volendo, troppi successi sfuggiti sul più bello e uno stress che lo portò a mollare nel 1979, per passare ad una carriera da commentatore televisivo decollata nel 1981, con la formazione della coppia con un ex giocatore, Pat Summerall.
Entusiasmo, espressioni da fumetto (buum! e simili), precisione nelle descrizioni e anche un tocco di bizzarria, a volte involontaria: dal 1980 in poi, dunque per quasi 30 anni, Madden effettuò le trasferte di lavoro prima in treno poi su un pullman trasformato in casa su sei ruote, dopo essere stato colto da un attacco di panico durante un volo di ritorno a casa nel 1979. Niente turbolenze, niente decolli o atterraggi difficili, ma un forte senso di claustrofobia nel momento in cui l'assistente di volo aveva chiuso la porta.
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