Ali, il match della storia e i ricordi di Nino

Benvenuti: "Mise ko Foreman e divenne il Grande del Secolo"

Ali, il match della storia e i ricordi di Nino
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Esattamente «oggi», 50 anni fa, il 30 ottobre 1974, nella «Jungle» di Kinshasa si levò alto il «Rumble» che cambiò la concezione del pugilato. Da allora la boxe divenne qualcosa di diverso - e più alto - di una semplice scazzottata sul ring. Protagonisti di quell'epico match - passato appunto alla storia come «Il Rimbombo nella Giungla» -, Muhammad Ali (l'americano nero paladino dei neri) e George Foreman (l'americano nero che si era «venduto» ai bianchi d'America).

Alla fine vinse Ali, che aveva detto «no alla guerra in Vietnam», mettendo giù all'ottava ripresa Foreman nel cui angolo era fissata una bandierina a stelle e strisce. Nell'occasione Ali riconquistò per la seconda volta il titolo mondiale dei pesi massimi e da allora la boxe non fu più la stessa, bagnando il ring non solo con sangue e sudore ma inzuppandolo anche con gli umori del business show. Il giovane Ali era diventato ormai un gigante.

Nino Benvenuti, 86 anni, se lo ricorda il 18enne Cassius Clay, prima che diventasse Muhammad Ali. Giochi di Roma 1960: «C'era un'atleta che allora era il re del villaggio olimpico: il suo nome era Cassius Clay. Ebbene, questo ragazzone, alto, magrissimo, era uno che teneva banco dovunque andasse. Era un affabulatore e ricordo che presi da lui qualcosa, perché pensai: per la miseria, questo si è autoconvinto di essere il numero uno. Questo è importante nella vita di un pugile per poter esprimere al meglio le potenzialità. E Cassius Clay le aveva scovate dentro di sé fin da giovanissimo».

Muhammad Ali e Nino Benvenuti, legati da stima reciproca per ragioni che vanno al di là del fatto puramente sportivo. Ali, dalla parte degli ultimi; Nino, testimone dell'esodo istriano e delle foibe titine. Ali fu catturato dal personaggio Benvenuti, così come Nino venne colpito dall'impegno sociale e politico di Clay.

Ma cosa rappresenta Muhammad Ali per Nino Benvenuti? «Ali è il campione che ci ha insegnato ciò che ancora non sapevamo del pugilato, ha aggiunto

tattica, tecnica, raffinatezza. Così ha abbellito la boxe dandogli una qualità estetica che gli mancava. Un uomo colto, rimasto coerente ai suoi principi fino all'ultimo. È stato il Grande del Secolo. Rimarrà immortale».

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